Molti legislatori presumono che ogni aumento della protezione nella proprietà intellettuale deve essere un vantaggio per chiunque operi nel settore. Come abbiamo cercato di mostrare, questo non è sicuramente il caso della programmazione di computer. Quasi tutti i programmatori vedono i brevetti come una sgradita intrusione, che limita sia la loro capacità di lavorare che la loro libertà di espressione.
A questo punto, sono stati emessi dall'Ufficio Brevetti e Marchi così tanti brevetti che la prospettiva di invalidarli trovando ``prior art'', uno per volta, è impensabile. Anche se l'Ufficio Brevetti imparasse a comprendere meglio il software in futuro, se non ci sarà una radicale inversione di questo orientamento, gli errori che si stanno commettendo adesso colpiranno l'industria nel prossimo secolo.
L'Ufficio Brevetti e Marchi ha recentemente istituito una commissione consultiva sulla riforma della legislazione sui brevetti che è stata incaricata di esaminare una varietà di argomenti, inclusi i brevetti sul software--o, come preferisce chiamarli, ``invenzioni connesse ai programmi di computer''. Sfortunatamente, il sottocomitato della commissione non include nessun rappresentante di ditte software che hanno espresso dubbi circa il brevetto del software. Però alla sottocommissione è stato richiesto di tenere in considerazione l'opinione pubblica. Il rapporto finale della commissione non si avrà prima dell'agosto del 1992, quindi c'è ancora tempo per far sentire la propria voce.
Sebbene influenzare l'Ufficio Brevetti può portare qualche beneficio, è probabile che la riforma necessaria possa venire solo attraverso la Corte Suprema o il Congresso. Aspettare la Corte Suprema non serve: nessuno può forzare la Corte Suprema a decidere su un caso rilevante, e non c'è nessuna garanzia che la Corte decida di modificare la pratica dell'Ufficio Brevetti o di fare qualcosa dei brevetti esistenti. Il più efficace modo di agire, quindi, è quello di incoraggiare il Congresso a emendare la legislazione del brevetto per non consentire i brevetti sul software e, se possibile, invalidare quelli che sono già stati riconosciuti. La Sottocommissione alla Camera per la Proprietà Intellettuale e Amministrazione Giudiziaria, presieduta dal deputato William J. Hughes (D-N.J.), dovrebbe cominciare con il fissare le date delle udienze sugli argomenti e convocando una analisi economica patrocinata da Congresso sugli effetti del brevetto software sull'industria.
L'industria del computer è cresciuta sana e forte senza i brevetti. A meno che i proponenti di brevetti sul software riescano a dimostrare che è necessario averli per rafforzare l'industria del software, il Congresso dovrebbe sentirsi giustificato nell'eliminare questa barriera all'innovazione.