Parallela About Copertina Fidonet

Intervento


Dal newsgroups it.comp.linux.pluto

Mario Murè wrote:

> Ciao e grazie di aver conservato il buon senso.

[Cito questa riga solo per avere la possibilita' di sfruttare una delle mie celebri battutacce come subject :-) ]

Stamattina mi veniva da ridere. Niente di cosi' buffo, era solo per non piangere.

E gia', perche' stamattina il grande boss di Debian, stufo di qualcosa che gli aveva fatto scattare i nervi, ha gettato la spugna e se n'e' andato sbattendo la porta.

Solo che, come spesso succede a chi e' arrabbiato, nello sbattere ha scardinato tutto.

Niente di irreparabile (fatto backup ultimamente?), ma abbastanza imbarazzante da dover chiedere scusa ad una lista infinita di persone, tra cui, notate l'ironia della sorte,

Chissa' se Davide avra' qualcosa da riflettere, ora che si trova a guardarsi in uno specchio molto piu' grosso di quello del suo bagnetto.

Ma non e' per sbeffeggiare il buon paci (che chissa' perche' ha smesso di rispondere alle mie mail private) che mi accingo a tediarvi con questo mio sproloquio, ma per seguire un filo logico, un ragionamento sottile che mi perseguita.

Perche', mi domandavo, perche' omaccioni grandi e grossi come siamo tutti noi, perfettamente in grado di padroneggiarsi in situazioni molto piu' scabrose e complicate di questa, debbono perdere cosi' il senso della misura tanto da sbattere la faccia e finire per comportarsi come scolaretti in lite per la merendina?

Ho il sospetto che la risposta sia di quelle che farebbero andare in brodo di giuggiole il tipico cronista di costume (quello dei bambini rapiti via internet, per intenderci): Usenet Il mezzo e' il messaggio. Ho sempre pensato (e sono tuttora di questo parere) che questa sia una vera e propria cazzata, eppure la verita' e' vicina:

il mezzo influenza il messaggio,

perche' il mezzo influenza le persone che si scambiano il messaggio. Mi sono sempre domandato come sarebbe questo nostro rapporto epistolare se tutti noi stampassimo ed imbustassimo i messaggi che ci scambiamo, spedendoceli poi per mezzo postale. O se facessimo tutto per telefono.

Quello su cui voglio forzare la vostra attenzione e' che, in realta', non sappiamo assolutamente come comportarci. la Netiquette ci aiuta poco qui, dandoci solo qualche consiglio spicciolo, ma senza spiegarci nulla.

Temo che nessuno possa ancora spiegarci nulla. Michele dovrebbe parlare con qualcuno dei suoi amici psicologi, penso che qui ci sia materia sufficiente non per una, ma per cento tesi di laurea!

Le nostre reazioni hanno sempre le proporzioni sbagliate; sovrareagiamo a semplici battute di spirito cosi' come sottostimiamo messaggi complessi ed articolati.

Ci comportiamo come non ci comporteremmo mai nei nostri rapporti interpersonali, come fossimo completamente privi di buon senso.

La ragione? Beh, e' ovvia: siamo completamente privi di buon senso.

Cos'e' infatti il "buon senso" se non che un insieme di "misure" che ci consentono di "valutare" correttamente quanto accade intorno a noi.

Ma su Usenet questo "buon senso" non esiste.

Non esiste perche', collettivamente parlando, siamo solo un branco di bambocci che agitano stupiti il nuovo giocattolo chiedendosi come funzioni e perche', sia che fosse un cagnolino, un martello di gomma o un lettore di Compact Disc.

Sapete, ora passo molto tempo con le mie due bambine (molto di piu' di quanto avrei mai potuto pensare fosse sopportabile, infatti sto impazzendo :-) ed ho cosi' modo di osservarle attentamente.

La grande (sette anni) osserva la piccola (quattro) che usa "male" o rompe i giocattoli e, dall'alto della sua saggezza, la giustifica dicendo che "non sa come si fa". Eppure lei si comporta nello stesso esatto modo.

E allora, qual'e' la differenza?

La coscienza, la conoscenza del proprio comportamento.

Benche' commetta gli stessi "errori", la grande e' in grado di esaminare se' stessa, di confrontare il proprio comportamento con quello di quanto la circonda, giudicandosi in base alla sua stessa esperienza.

Ecco, su Usenet noi siamo come bambini che si guardano interagire, chi con piu' e chi con meno anzianita', ma sempre dei bambini PRIVI di contatto con quanto ci circonda.

Non c'e' qui esperienza da cui apprendere, non c'e esempio da seguire: dobbiamo inventarci il nostro comportamento, qualcosa che e' diverso da tutto cio' che conosciamo.

La coscienza di cio' diventa lo strumento INDISPENSABILE per affrontare questo processo fenza farsi male, senza farci del male.

Giunto a questo punto, pero', non sono piu' in grado di andare avanti da solo. Ci forrebbe davvero uno degli psicologi di Michele, uno dei professori, intendo.

Proprio vent'anni fa mi interessai a fondo di una branca psicologica allora di moda, l'analisi transazionale del Prof.Berne, che cercava di fornire modelli di confronto e studio del comportamento e dell'interazione tra le persone. Alla base di cio' stava una interessante teoria (una delle poche suffragate da studi neurologici) in base alla quale (detto in soldoni) ogni adulto e' dotato di una tripla personalita', chiamate "bambino", "genitore" e "adulto", ciascuna in grado di interagire a suo modo col mondo esterno; ebbene, l'analisi transazionale dimostrava che solo le comunicazioni parallele potevano avere successo, mentre quelle incrociate erano destinate al fallimento.

Si osservava quindi, come nella vita la gente cerchi di adattare il proprio comunicatore per evitare di "incrociare" la comunicazione soprattutto attraverso la cosiddetta comunicazione non-verbale, e di come problemi e turbe potessero impedire questo "adattamento".

Su Usenet tutto e' "sottosopra". Non abbiamo una efficace comunicazione non-verbale (pensate alle faccine, agli smiley) e comunque quel poco che c'e' non e' sostenuto da una adeguata esperienza, da una adeguata "saggezza".

Dove voglio arrivare?

Vorrei che riflettessimo sempre prima di reagire o prendere posizione: siamo sicuri di essere riusciti a ricevere il messaggio esatto che il nostro interlocutore voleva inviarci? Siamo sicuri che il messaggio che abbiamo ricevuto fosse esattamente quello che l'interlocutore pensa di averci inviato?

Infatti non solo noi potremmo aver capito male, ma anche l'altro potrebbe essersi espresso male, e ne' l'una ne' l'altra ipotesi deve essere considerata con colpa, come nessuno si sognerebbe di reagire ad un bambino che ti fa lo sberleffo come reagirebbe ad un adulto che ti minaccia!

Per cui, e concludo, vorrei che ciascuno di noi si sforzasse di non reagire MAI, in nessuna occasione, neppure ai piu' aspri insulti (che poi e' in ogni caso la migliore politica: "non ti curar di lor, ma guarda e passa", come dice il Poeta).

Una signature abbastanza popolare dice: - non attribuire mai a malizia cio' che puo' essere attribuito a stupidita' - e noi qui siamo ancora "stupidi" bambini, ma stiamo crescendo.

Statemi bene.

di Fabrizio Polacco

Parallela About Copertina Fidonet