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di Massimo Nuvoli

L'articolo

L'autore esprime il suo disappunto per le critiche rivolte a chi ha tradotto l'interfaccia del browser Firefox in dialetto veneto.



A volte leggo i messaggi di posta elettronica, faccio finta di non capire quello che i miei occhi vedono, mi alzo, vado alla macchinetta del caffè, torno e rileggo, con la tentazione di cancellare il messaggio con un tasto, far finta che il problema non esista. Sarebbe comodo...

Questa settimana mi sono imbattuto in una cosa che, sinceramente, ho reputato estremamente valida: dei volontari hanno tradotto in lingua veneta l'interfaccia dell'ormai maturo browser Firefox. L'iniziativa è molto positiva; in Italia, in generale, ci sono pochi eventi come questo, che hanno il sapore un po' retrò, ma che a mio avviso dimostrano che la vera tecnologia finalmente è arrivata.

La traduzione, che è stata effettuata da un gruppo separato rispetto a quello che opera per la lingua italiana, secondo me è ingiudicabile, ovvero ci sono troppe difficoltà legate alla conversione fonetica, alla sintassi e soprattutto ad un problema che abbiamo anche con l'italiano: l'introduzione dei neologismi.

Per fare questa valutazione posso usare solo la mia modesta esperienza: avendo studiato francese per molti anni, conosco la storia della lingua di questo paese, che è stato tra i primi già nei secoli passati ad erigere barriere contro i termini non locali. Nel tempo, ho scoperto che anche in Italia ci sono tentativi di protezione, ma la situazione è più complessa, in quanto la lingua italiana, così per come è venuta fuori dalla storia, è molto meno "rigorosa" del francese.

In passato, ritenevo questa mancanza di rigore un peso; potendo girare l'Italia ho invece rivalutato il valore di questa cultura multicolorata e, devo dirlo, ne vado fiero: non solo dell'italiano ma di tutti i dialetti che ho potuto in qualche modo avvicinare. Ogni volta che mi trovo in un posto sperduto, che sia in Piemonte o in Puglia o in Veneto, mi fermo ad ascoltare, con curiosità e spesso divertito, le persone che parlano questi linguaggi così strani.

La cosa che mi affascina è che spesso si ha a che fare con persone che si accorgono della "necessità dei sottotitoli": a volte si soffermano perfino a spiegare quello che stanno dicendo, dando una prova di apertura mentale e di disponibilità che sono difficili da trovare altrove.

Quindi, quando ho visto che veniva pubblicizzata la traduzione del maggior concorrente di Internet Explorer in veneto ho sinceramente gioito, come quando ho visto altri programmi tradotti in napoletano, siciliano, piemontese.

Uso abbastanza Firefox da ricordare con precisione i termini in italiano che corrispondono alle voci in veneto: ho potuto quindi imparare qualcosa di nuovo. Era tanto tempo che non mi succedeva.

Ero davanti ad un bel cielo azzurro, felice della scoperta, quando dapprima leggere nubi trasparenti, poi grandi cumuli bianchi e successivamente pesanti ombre plumbee si sono fatte largo.

Leggo la posta e trovo critiche, anche molto pesanti, idee ovviamente molto molto distanti dalla mia, espresse con un tono decisamente sopra le righe o con più delicatezza. Devo essere sincero: la tentazione di mandare il tutto a quel paese è stata forte.

All'inizio, mi ha infastidito che sia stato preso erroneamente di mira il gruppo che si occupa delle traduzioni in italiano delle creazioni della Mozilla Foundation (tutte). Questo perché seguo il gruppo e so quanto e quale lavoro è stato fatto e venga fatto con molta costanza per rilasciare al pubblico le versioni in italiano dei vari Mozilla Suite, Firefox, Thunderbird, Sunbird, ecc.

Poi, mi hanno fatto definitivamente perdere la pazienza le argomentazioni che sono venute fuori: chi si è lamentato per la grafia, chi per i neologismi, chi per il tempo perso. Critiche erroneamente rivolte non a chi aveva impostato i neologismi o la grafia...

Nel mondo del software libero il lavoro di tutte le persone e, paradossalmente, pure di quelle che sbagliano è un fattore di crescita: ci allontana dal "subire" le cose e ci avvicina allo "sceglierle". Credo che le critiche pesanti possano arrivare al limite solo per le cose che NON vengono fatte.

In questo caso, si è raggiunto però un limite che a mio parere è pericoloso, perché ovviamente la comunità che traduce, tutta, ha dovuto affrontare critiche assolutamente ingiustificate, che sono arrivate soprattutto da persone che non contribuiscono normalmente al lavoro di traduzione. La fine di questa storia è che, molto probabilmente, le traduzioni nei dialetti italiani non continueranno, o se continueranno saranno tenute nascoste e non verranno divulgate come secondo me dovrebbe essere.

La comunità che tanto ha pressato per questo avvenimento dovrebbe riflettere su quanto è successo, perché è vero che l'unico modo per ricevere delle critiche è fare qualcosa, ma è anche vero che per non essere criticati basta non fare niente.

In Italia abbiamo bisogno di applicativi localizzati, tanti e ben tradotti, se poi vengono localizzati anche in dialetto ben venga. Forse questo ci permetterà di portare l'informatica in posti dove oggi non arriva (perché nessuno, a livello commerciale, si sognerebbe MAI di fare una cosa del genere).

A questo proposito, invito tutti a darsi da fare: ci sono una miriade di progetti di traduzione che hanno necessità di risorse.

Poi, se sarà necessario discutere di grafia, di lessico e di neologismi e ci saranno persone di sufficiente competenza per farlo, le metteremo in una unica mailing list e le inviteremo trovare una soluzione a questo problema, a patto che sia costruttiva: voglio vedere il risultato!

Per gli approfondimenti:
Mozilla Italia: http://www.mozillaitalia.org/
Firefox su Mozilla Italia: http://www.mozillaitalia.org/firefox/
Mozilla: http://www.mozilla.org/
Mozilla in lingua veneta: http://mozillaveneto.sourceforge.net/



L'autore

Massimo Nuvoli, consulente informatico, lavora da molti anni con GNU/Linux e nell'ambiente del software libero, di cui attualmente sta portando avanti la diffusione nell'ambito aziendale, con maggiore attenzione alle soluzioni per micro e piccole imprese.


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