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La prima è la storia di un sistemista un po' sfigato, con un capo attento alle nuove tecnologie, ma un po' sfigato pure lui. Il capo non è un tecnico, ma si vanta di leggere tutte le riviste di settore con attenzione. Ultimamente il capo ha sentito parlare molto di un tale sistema operativo "Linux": lui insiste nel chiamarlo "Linus" e a volte fa delle battute su coperte e cani dal naso buffo. Insomma, il capo ha deciso che sul nuovo server proxy deve essere installato questo "Linus", perché è "la nuova tecnologia", e soprattutto perché "è GRATIS"!
Ovviamente il compito di installare GNU/Linux è del sistemista, che non si è mai staccato dalle installazioni a finestre di Windows, e che non riesce nemmeno a concepire qualcosa che non abbia una finestra di configurazione. Beh, ora ha davanti una macchina nuova ed un CD di installazione, e gli viene chiesto di fare partizioni, di rispondere a domande astruse e di scegliere tra migliaia di "pacchetti" con descrizioni criptiche. Come fare?
Il nostro sistemista è sì sfigato, ma non del tutto stupido... quindi comincia a cercare informazioni in rete... e trova manuali (anche in italiano!), così tanti che non riesce a trovare quello che fa per lui. Ci sono anche degli indirizzi di liste e di gruppi di utenti. Normalmente in queste liste non risponde molta gente... ma lui prova lo stesso. E beh, ottiene una risposta quasi immediata! Certo, non c'è scritto come fare, ma ci sono degli interessanti puntatori a pagine dove trovare le informazioni che gli servivano, alla mailing list "giusta" o al gruppo a cui chiedere. Con un po' di lavoro, il nostro sistemista riesce a mettere su il proxy... e funziona! Anzi, funziona così bene che, da server secondario che doveva essere, viene promosso a server principale. E dopo settimane è ancora lì che lavora, senza dover fare nessun aggiornamento tranne quelli di sicurezza e, soprattutto, senza reinstallare niente.
Il nostro sistemista comincia a studiare le possibilità di GNU/Linux, e lo installa anche sul suo computer di casa (tanto può fare il doppio boot e può continuare ad usare anche NT). È talmente bello che comincia a proporlo anche per altri compiti: il nuovo server SMTP e IMAP, il server web (con su Zope, per il sito di news del cliente) e così via... e ogni volta che ci sono dei problemi, il nostro amico si rivolge alla mailing list o alla persona che risponde alle mail del LUG, oppure cerca nella documentazione esistente.
Quando però vede sulle mailing list delle richieste di aiuto, pensa: "no, io sono un novellino, non posso rispondere alle domande, sicuramente sbaglierei qualcosa!"
Nella seconda storia il protagonista è uno sviluppatore. Il nostro amico ha un cliente che gli chiede un CGI che permetta di inviare via web una mail ad un indirizzo dato, con la possibilità di mandare degli allegati. Lo sviluppatore ricerca in rete una cosa del genere, e trova un programma con capacità simili. Il programma è sotto GPL... quindi lui lo prende, lo modifica e lo dà al cliente (insieme con il sorgente), facendosi pagare un bel po'. Non ha però a disposizione spazio web ed ftp, quindi non rende disponibili le sue modifiche al software.
La terza storia parla invece del responsabile del marketing di un'azienda che sviluppa software gestionale. Il prodotto principale dell'azienda, un gestionale per l'allevamento degli struzzi, gira sotto Sun Solaris... ma molti clienti ormai stanno passando a GNU/Linux, e chiedono un porting. L'azienda non vende solo licenze, ma anche supporto, e soluzioni hardware e software... il nostro responsabile del marketing si accorge che con GNU/Linux può chiedere al cliente più soldi per l'installazione e per la configurazione del sistema, perché questo non deve pagare la licenza del sistema operativo, e in totale il cliente spende meno, e l'azienda ha un guadagno maggiore. I suoi sviluppatori, inoltre, gli hanno detto che usando GNU/Linux, il programma è più veloce e più affidabile. Per spingere il cliente a preferire questa soluzione, il responsabile del marketing abbassa il costo della licenza per la versione GNU/Linux.
Ora, chi di queste persone ha "fatto la cosa giusta", e chi si è comportato in maniera scorretta?
In realtà, tutti e nessuno! I protagonisti delle prime due storie si sono comportati in maniera corretta perché quello che hanno fatto è coerente con le licenze proprie del software libero, ma nessuno di loro ne ha colto la vera essenza. Il responsabile del marketing si è comportato in maniera corretta perché nessuno vieta di sviluppare applicazioni proprietarie per il sistema GNU/Linux... ma anche lui avrebbe avuto dei vantaggi se avesse compreso lo spirito del software libero, ed avesse agito di conseguenza!
Qual è, infatti, il concetto che sta alla base del movimento del software libero? Quello della libertà, certo, ma anche quello della condivisione della conoscenza. Il software è infatti libero quando valgono le quattro libertà:
Il sistemista avrebbe potuto aiutare rispondendo alle domande delle mailing list: non bisogna aspettare di essere dei "guru", ma è sufficiente dare una mano con i problemi che si sono risolti, magari specificando che si è comunque dei novellini.
Lo sviluppatore avrebbe potuto mandare le sue modifiche al manutentore del programma, o allo sviluppatore principale: è sufficiente controllare nei file di documentazione o nei sorgenti per trovarne l'indirizzo di posta elettronica. E nessuna modifica è troppo specifica o ininfluente... è il manutentore che decide se inserirla nelle release principali, ma è sempre bene provare.
Ma perché è così importante "dare indietro"? Il primo elemento è la componente "etica": se si è ricevuto molto, è buona cosa restituire qualcosa. Ma questo non è il solo fattore: esiste anche una componente "di immagine", ugualmente importante.
La comunità delle persone che lavorano (ed usano) il software libero considera estremamente importante l'immagine, dato che è proprio questa la molla che porta gli sviluppatori a lavorare anche senza un guadagno diretto. In un mondo in cui gli sviluppatori vengono pagati solo quando fanno veramente del lavoro, che sia di scrittura di codice o di supporto per la configurazione e l'installazione, e non più dietro alla semplice vendita di una licenza, è estremamente importante per loro essere conosciuti; chi fa scorrettezze quali non riportare i dovuti credits nei propri lavori (ad esempio evitare di riportare i riferimenti agli autori del software da cui si è tratto il proprio), viene accusato pubblicamente, perde di credibilità e di conseguenza ha una perdita economica, perché non viene chiamato per nuovi lavori.
In una situazione del genere, anche l'immagine delle aziende deve mantenersi "pura", evitando di contravvenire non solo alle licenze del software, ma anche ad una serie di regole non scritte di comportamento, tra cui la più importante è proprio "dare indietro". Ecco quindi che anche il direttore del marketing della terza storia non si è comportato nel migliore dei modi: continuando a distribuire il proprio prodotto con una licenza proprietaria non sfrutta al massimo le possibilità date dalla comunità del software libero. La soluzione può sembrare paradossale (rendere libero il proprio software, quello su cui si basa l'economia dell'azienda!) ma è stata utilizzata da moltissime società di software, sia di piccole dimensioni che grandi, come la Sun con StarOffice.
È un cambiamento rivoluzionario, ma non per questo è negativo... gli introiti dell'azienda passano da quelli per la vendita delle licenze a quelli per la consulenza sull'installazione, la configurazione e la personalizzazione del software. E, ovviamente, il fatto che il software sia libero permette di avere beta-tester e anche qualche patch gratuitamente... e molta pubblicità attraverso i canali standard della comunità. Ma anche in questo bisogna fare attenzione, e seguire alcune regole di cui parleremo più avanti.
Infine, anche per le aziende che non vogliono direttamente rivolgersi alla comunità del software libero è una buona idea "dare indietro" qualcosa: se lo si fa è più probabile che all'occasione successiva l'aiuto ricevuto dalla comunità sarà maggiore.
Bene, scoperto quindi che è necessario "dare indietro" qualcosa alla comunità del software libero, se utilizzate ciò che la comunità produce... ma come? Cosa fare?
Le possibilità sono molte e diverse, e ce ne sono per tutti:
Per finire, ecco alcuni riferimenti:
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