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Abbiamo già discusso la riga di comando, che è costituita dai comandi che si inseriscono dopo il prompt della shell. Questa sezione descrive la struttura di righe di comando più complesse.
Una riga di comando minimale contiene solo un nome di un comando, come whoami; ma sono possibili altre cose. Per esempio si potrebbe digitare:
man whoami
Questo comando richiama il manuale in linea per il programma whoami (per scorrere attraverso la documentazione premere la barra spaziatrice o premere il tasto q per uscire). Un esempio più complesso:
man -k Postscript
Questa riga di comando è composta da tre parti. Inizia con il nome del comando, man. Poi ha una opzione o switch, -k, seguita da un argomento, Postscript. Alcune persone si riferiscono ad ogni cosa eccetto al nome del comando come parametri del comando. Così le opzioni e gli argomenti sono entrambi parametri.
Le opzioni cambiano il comportamento di un comando, attivando particolari caratteristiche o funzionalità. Di solito le opzioni sono precedute da un -. Le utilità di GNU hanno anche una "forma estesa" per le opzioni; la forma estesa di -k è --apropos. Digitare man -h o man --help per ottenere una lista completa di opzioni per il comando man. Ogni comando avrà il proprio insieme di opzioni, comunque la maggior parte dei comandi avrà le opzioni --help e --version. Alcuni comandi sono bizzarri; tar, per esempio, non richiede il - prima delle sue opzioni, per motivi storici.
Ogni cosa che non è una opzione e non è un nome di un comando
è un argomento. In questo caso, l'argomento è
Postscript. Gli argomenti possono servire a vari scopi; nella
maggior parte dei casi, sono nomi di file su cui il comando dovrebbe svolgere
delle operazioni. In questo caso, Postscript è la parola
che il programma man
ricercherà. Nel caso del comando
man whoami, l'argomento era il comando su cui si volevano delle
informazioni.
Sezionando la riga di comando man -k Postscript:
man, il nome del comando, comunica al computer di vedere le pagine di manuale. Queste forniscono la documentazione per i comandi. Per esempio, man whoami fornirà la documentazione sul comando whoami.
-k, l'opzione, cambia il comportamento di man. Normalmente man si aspetta un nome di comando per argomento, come whoami, e cerca la documentazione di quel comando. Invece con l'opzione -k o --apropos man si aspetta come argomento una parola chiave. Esso poi fornisce una lista di tutte le pagine di manuale che hanno la parola chiave nella loro descrizione.
Postscript è l'argomento; dato che è stata usata l'opzione -k, è la parola chiave da cercare.
-k e Postscript sono entrambi parametri.
Procedere digitando man -k Postscript; si vedrà una lista di tutte le pagine di manuale presenti sul proprio sistema che hanno qualcosa a che fare con Postscript. Se non c'è molto software installato, si potrebbe invece vedere Postscript: nothing appropriate.
Nota: Questa è una sezione che si può saltare, se si vuole proseguire.
C'è un modo tradizionale e conciso di descrivere la sintassi di un comando [4] che si dovrebbe conoscere. Per esempio, se si digita man man si ottiene la pagina di manuale riguardo man, si vedono diverse descrizioni di sintassi che iniziano con il nome del comando man. Una di queste appare come segue:
man -k [-M path] keyword ...
Ogni cosa racchiusa tra le parentesi ([]) è una unità opzionale. Così non si è obbligati ad usare l'opzione -M, ma se lo si fa, si deve usare un argomento path, percorso. Si deve usare l'opzione -k e l'argomento keyword, parola chiave. I tre punti, ..., significano che si può ripetere più volte qualsiasi cosa che li precede; perciò si potrebbero cercare diverse parole chiave.
Si osservi una delle descrizioni più complesse dalla pagina di manuale di man:
man [-c|-w|-tZT device] [-adhu7V] [-m system[,...]] [-L locale] [-p string] [-M path] [-P pager] [-r prompt] [-S list] [-e extension] [[section] page ...] ...
Non è necessario spiegare tutto (e non c'è da preoccuparsi del significato di ogni cosa), ma si faccia attenzione all'organizzazione della descrizione.
Primo, usualmente insiemi di opzioni significano che si può usare una o più di esse in differenti combinazioni; perciò -adhu7V significa che si può usare anche -h. Comunque, non si può sempre usare tutte le combinazioni; questa descrizione non è molto chiara in merito. Per esempio, -h è incompatibile con altre opzioni, ma si potrebbe digitare il comando man -du. Sfortunatamente il formato della descrizione non chiarisce questo punto.
Secondo, il simbolo | significa "o". Così si può usare o l'opzione -c o -w o le opzioni -tZT, seguite dall'argomento device.
Terzo, si noti che è possibile "nidificare" le parentesi dato che indicano un'unità opzionale. Così se si ha una sezione, si deve anche avere una pagina, dato che la pagina non è opzionale all'interno della unità [[section] page].
Non è necessario memorizzare tutto questo, basta riferirsi a questa sezione quando si legge la documentazione.
I file rappresentano un mezzo per memorizzare ed organizzare informazioni, analogamente ai documenti di carta. I file sono organizzati dentro directory, che sono anche chiamate cartelle su alcuni altri sistemi operativi. Guardiamo l'organizzazione dei file in un sistema Debian:
Un semplice / rappresenta la directory root. Tutti gli altri file e directory sono contenuti nella directory root. Se si proviene dal mondo DOS/Windows, / è molto simile a quello che C: è per il DOS, cioè la radice (root) del filesystem. Tuttavia c'è una notevole differenza tra il DOS e Linux: il DOS mantiene diversi filesystem: C: (primo hard disk), A: (primo floppy disk), D: (CD-ROM o secondo hard disk) mentre Linux ha tutti i suoi file organizzati sotto la stessa radice /. Per ulteriori dettagli vedere mount e il file /etc/fstab, Sezione 13.2.
Questa è la directory home dell'utente "janeq". Per ottenere questa directory, leggendo da sinistra verso destra, si inizia nella directory root, si entra nella directory home, poi si entra nella directory janeq.
Questo è il file di configurazione per il sistema X Window. Esso è localizzato nella sottodirectory X11 della directory /etc; /etc è, a sua volta, una sottodirectory della directory root, /.
Cose da notare:
I nomi dei file sono sensibili alle minuscole/maiuscole. Questo significa che MIOFILE e MioFile sono file differenti.
La directory root è chiamata semplicemente /. Non si deve confondere questa "root" con l'utente root, l'utente nel proprio sistema con i "super poteri".
Ogni directory ha un nome che può contenere ogni lettera o simbolo eccetto /. La directory root è un'eccezione; il suo nome è / (che si pronuncia "slash" o "la directory root") e non può essere rinominata. [5]
Ogni file o directory è individuato da un nome pienamente qualificato, nome file assoluto o da un percorso che fornisce la sequenza di directory che devono essere attraversate per trovarlo. I tre termini sono sinonimi. Tutti i nomi di file assoluti iniziano con la directory / e c'è un carattere / tra ogni directory o file nel nome del file. Il primo / è il nome di una directory, ma gli altri sono semplicemente dei separatori per distinguere le parti del nome del file.
Le parole usate in questo contesto possono creare confusione. Prendiamo il seguente esempio:
/usr/share/keytables/us.map.gz
Questo è un nome di file pienamente qualificato; alcune persone lo chiamano percorso. Tuttavia, le persone si riferiscono a us.map.gz da solo come un nome di file. [6]
Le directory sono disposte in una struttura ad albero. Tutti i nomi dei file assoluti partono con la directory root. La directory root ha un certo numero di rami, come /etc e /usr. Queste sottodirectory hanno a loro volta dei rami, costituiti da ulteriori sottodirectory, come /etc/init.d e /usr/local. L'intero insieme è chiamato "albero delle directory".
Si può pensare a un nome file assoluto come a una rotta dalla base dell'albero (/) alla fine di un qualche ramo (un file). Si sentono anche persone che parlano dell'albero delle directory come se fosse un albero genealogico: così le sottodirectory hanno "genitori" e un percorso mostra tutti gli antenati di un file.
Ci sono anche i percorsi relativi che iniziano da qualche parte che non è la directory root. In seguito ci saranno altre informazioni su questo argomento.
Non c'è alcuna directory che corrisponde a un dispositivo fisico, come il proprio hard disk. Questo a differenza del DOS e Windows, dove tutti i percorsi iniziano con un nome di dispositivo come C:\. L'albero delle directory è pensato per essere una astrazione dell'hardware fisico, così da poter usare il sistema senza alcuna conoscenza dell'hardware. Tutti i propri file potrebbero essere su di un disco oppure si potrebbero avere 20 dischi, alcuni di questi connessi a un computer differente altrove nella rete. Non si può sapere solo osservando l'albero delle directory e quasi tutti i comandi funzionano esattamente nello stesso modo indipendentemente da quale sia il dispositivo fisico su cui si trovano realmente i propri file.
Non c'è da preopcupparsi se tutto questo non è ancora completamente chiaro. Ci sono molti esempi che verranno forniti successivamente.
Per usare il proprio sistema si deve sapere come creare, muovere, rinominare e rimuovere file e directory. Questa sezione descrive come svolgere queste operazioni con i comandi standard Debian.
Il miglior modo per imparare è quello di provare le cose. Fintanto che non si è root (e non si sono ancora creati file personali importanti), non c'è niente che si possa rovinare seriamente. Buttiamoci: digitare ognuno di questi comandi al prompt e premere Invio:
pwd
C'è sempre una directory considerata la directory di lavoro attuale per la shell che si sta usando. Si può vedere questa directory con il comando pwd, il cui nome deriva da Print Working Directory (stampa la directory di lavoro). pwd stampa il nome della directory in cui si sta lavorando: probabilmente /home/proprionome.
ls
ls sta per "list" (elenca), come in "elenca i file". Quando si digita ls, il sistema mostra una lista di tutti i file nella propria directory di lavoro attuale. Se Debian è stata appena installata, la propria directory home potrebbe essere vuota. Se la propria directory di lavoro è vuota, ls non produce alcun output, dato che non ci sono file da elencare.
cd /
cd significa Change Directory (cambia directory). In questo caso, si è chiesto di cambiare directory alla directory root.
pwd
Verificare che si sta ora lavorando nella directory root.
ls
Vedere cosa c'è in /.
cd
Digitando cd senza alcun argomento si seleziona la propria directory home come directory di lavoro attuale: /home/proprionome. Provare pwd per verificarlo.
Prima di continuare, si dovrebbe sapere che ci sono in effetti due tipi differenti di nome di file. Alcuni di questi iniziano con il carattere /, la directory root, come /etc/profile. Questi sono chiamati nomi di file assoluti perché si riferiscono allo stesso file, indipendentemente dalla propria directory attuale. L'altro tipo di nome di file è quello relativo.
Le due directory che si chiamano . e .. sono usate solo nei nomi di file relativi. La directory . si riferisce alla directory attuale e .. è la directory genitrice. Queste sono delle directory "scorciatoia". Esistono in ogni directory. Anche la directory root ha una directory genitrice: essa è genitrice di se stessa!
Così nomi di file che includono un . o .. sono relativi, perché il loro significato dipende dalla directory attuale. Se ci si trova in /usr/bin e si digita ../etc, allora ci si riferisce alla directory /usr/etc. Se ci si trova in /var e si digita ../etc, allora ci si riferisce alla directory /etc. Si noti che un nome di file senza la directory root all'inizio implicitamente ha un ./ all'inizio. Perciò si può digitare local/bin o ./local/bin ed è la stessa cosa.
Un utile consiglio finale: la tilde ~ è equivalente alla propria directory home. Così, digitare cd ~ è la stessa cosa che digitare cd senza nessun argomento. Inoltre, si può digitare qualcosa come cd ~/pratica/miasottodirectory per spostarsi alla directory /home/proprionome/pratica/miasottodirectory. In un modo analogo, ~vincent è equivalente alla directory home dell'utente "vincent", che è probabilmente qualcosa come /home/vincent; perciò ~vincent/docs/debian.ps è equivalente a /home/vincent/docs/debian.ps.
Di seguito ci sono altri comandi per i file da provare, ora che si conoscono i nome di file relativi. Digitare cd per spostarsi alla propria directory home prima di iniziare.
mkdir pratica
Crea, nella propria directory home, una directory chiamata pratica. Questa directory verrà usata per provare alcuni altri comandi. Si può digitare ls per verificare che la propria nuova directory esiste.
cd pratica
Cambia la directory in pratica.
mkdir miasottodirectory
Crea una sottodirectory di pratica.
cp /etc/profile .
cp è l'abbreviazione di "copy" (copia). /etc/profile è solamente un file sul proprio sistema scelto casualmente, per ora non ci si preoccupi di che file esso sia. È stato copiato nella directory .; ci si ricordi che . significa solamente "la directory in cui ci si trova al momento" o directory di lavoro attuale. Così è stata creata una copia del file /etc/profile ed è stata messa nella propria directory pratica. Provare a digitare ls per verificare che c'è veramente un file chiamato profile nella propria directory di lavoro, insieme alla nuova miasottodirectory.
more profile
Vedere il contenuto del file profile. more è usato per vedere il contenuto di file di testo. È chiamato more (di più, ancora) perché mostra il file una schermata alla volta e premendo la barra spaziatrice si vede ancora un'altra schermata. more uscirà quando si arriva alla fine del file o quando si digita q ("quit", esci).
more /etc/profile Verificare che il file originale è proprio come la copia appena fatta.
mv profile miasottodirectory
mv significa "move" (muovere). Con questo comando si muove il file profile dalla directory attuale all'interno della sottodirectory creata precedentemente.
ls
Verificare che il file profile non si trova più nella directory attuale.
ls miasottodirectory
Verificare che il file profile è stato spostato in miasottodirectory.
cd miasottodirectory
Spostarsi nella sottodirectory.
mv profile mioprofile
Si noti che, diversamente da alcuni sistemi operativi, non c'è alcuna differenza tra muovere un file e rinominarlo. Così non esiste un comando rename separato. Si noti che il secondo argomento di mv può essere una directory in cui muovere il file o la directory oppure un nuovo nome di file. cp funziona nello stesso modo.
Come al solito, si può digitare ls per vedere il risultato di mv.
mv mioprofile ..
Proprio come . significa "la directory in cui ci si trova al momento", .. significa "il genitore della directory attuale", in questo caso la directory pratica creata precedentemente. Usare ls per verificare che quella è la directory dove si trova il file mioprofile in questo momento.
cd ..
Cambiare la directory alla directory genitrice, in questo caso pratica, dove si è appena messo il file mioprofile.
rm mioprofile
rm significa "remove" (rimuovere): questo cancella il file mioprofile. Fare attenzione! Cancellare un file su un sistema GNU/Linux è definitivo: non esiste un comando undelete. Se si esegue rm su un file, esso è andato, per sempre. Ripeto, fare attenzione! Cancellare un file su un sistema GNU/Linux è definitivo: non esiste un comando undelete. Se si esegue rm su un file, esso è andato, per sempre.
rmdir miasottodirectory
rmdir è esattamente come rm, solo che è un comando per le directory. Si noti che rmdir funziona solo su directory vuote: se la directory contiene dei file, è necessario cancellare prima questi file o, in alternativa, usare rm -r al posto di rmdir.
cd ..
Uscire dalla directory attuale ed entrare nella sua directory genitrice. Ora si può digitare:
rmdir pratica
Questo eliminerà gli ultimi residui della propria sessione di pratica.
Così ora si sa come creare, copiare, muovere, rinominare e rimuovere file e directory. Si sono anche imparate alcune scorciatoie, come digitare semplicemente cd per saltare alla propria directory home e . e .. per riferirsi rispettivamente alla directory attuale e alla sua genitrice. Si dovrebbe anche ricordare il concetto della directory root, o /, e l'alias ~ per la propria directory home.
Precedentemente abbiamo menzionato che GNU/Linux è un sistema multitasking. Può svolgere molti compiti nello stesso momento. Ognuno di questi compiti è chiamato processo. Il modo migliore per avere un'idea di ciò è di digitare top al prompt della shell. Si ottiene un elenco di processi, ordinati in base alla percentuale del tempo di elaborazione del computer che stanno usando. L'ordine cambierà continuamente davanti ai propri occhi. Nella parte più alta dello schermo, ci sono alcune informazioni riguardo al sistema: quanti utenti sono autenticati sul sistema, quanti processi ci sono in totale, quanta memoria è disponibile e quanta se ne sta usando.
Nell'ultima colonna a sinistra, si vede il nome dell'utente proprietario di ogni processo. L'ultima colonna a destra mostra quale comando ha invocato il processo. Probabilmente si noterà che top stesso, che si è appena invocato, è vicino alla parte più alta della lista (dato che ogni volta che top verifica l'uso della CPU, esso sarà attivo e starà usando la CPU per la verifica).
Si notino tutti i comandi che terminano con la lettera d, come kflushd e inetd, la d sta per demone[7]. Un demone è un processo non-interattivo, cioè viene eseguito dal sistema e gli utenti non devono mai preoccuparsi al riguardo. I demoni forniscono servizi come la connettività internet, la stampa o la posta elettronica.
Ora premere u e fornire a top il proprio nome utente quando lo richiede. Il comando u chiede di vedere solo quei processi appartenenti a se stessi; esso permette di ignorare tutti i demoni e che cosa stiano facendo gli altri utenti. Si può notare anche bash, il nome della propria shell. Praticamente sempre si avrà bash in esecuzione.
Si noti che la seconda colonna della schermata di top mostra il PID, o Process IDentification number (numero di identificazione del processo). A ogni processo è assegnato un PID univoco. Si può usare il PID per controllare i singoli processi; più informazioni verranno date in seguito. Un altro trucco utile: digitare "?" per ottenere un elenco dei comandi di top.
È possibile chiedersi che differenza ci sia tra un "processo" e un "programma"; in pratica le persone usano i termini in modo intercambiabile. Tecnicamente, il programma è l'insieme di istruzioni scritte da un programmatore e memorizzate sul disco. Il processo è l'istanza funzionante del programma tenuta in memoria da Linux. Ma non è così importante mantenere i termini distinti.
Molta della interazione con un computer comporta il controllo di processi. Si vorrà avviarli, bloccarli e vedere che cosa stiano facendo. Lo strumento principale per questo scopo è la shell.
La shell è un programma che permette di interagire con il proprio computer. È chiamata shell (conchiglia) perché fornisce un ambiente dentro cui lavorare: una specie di piccola casa elettronica per l'utente mentre usa il computer. (Si pensi a un granchio eremita.)
La funzione più semplice della shell è quella di lanciare altri programmi. Si digita il nome del programma che si vuole eseguire, seguito dagli argomenti desiderati, e la shell chiederà al sistema di eseguire il programma per l'utente.
Naturalmente, anche i sistemi grafici a finestre soddisfano questa necessità. Tecnicamente, Windows 95 fornisce una shell grafica e il Sistema X Window è un altro tipo di shell grafica, ma il termine "shell" è comunemente usato per indicare la "shell a riga di comando."
Inutile dire che gli hacker che lavorano sulle shell non si accontentano di lanciare semplicemente dei comandi. La propria shell ha un numero sconcertante di utili funzionalità se si vuole sfruttarle.
Sono disponibili innumerevoli shell differenti; la maggior parte è
basata sulla shell Bourne o sulla shell C, due delle shell
più vecchie. Il nome del programma originale della shell Bourne
è sh
mentre csh
` la shell C. Le varianti
della shell Bourne includono la Bourne Again Shell del progetto GNU
(bash, la shell predefinita di Debian), la shell Korn
(ksh
) e la shell Z (zsh
). C'è anche
ash
, una implementazione tradizionalista della shell Bourne. La
variante più comune della shell C è tcsh
(la
t è un tributo ai sistemi operativi TENEX e TOPS-20, che
hanno ispirato alcuni dei miglioramenti di tcsh rispetto a
csh).
Bash è probabilmente la scelta migliore per i nuovi utenti. È la
shell predefinita e ha tutte le caratteristiche di cui si avrà
verosimilmente bisogno. Ma tutte le shell hanno seguaci fedeli; se si vuole
sperimentare, installare alcuni pacchetti di shell differenti e cambiare la
propria shell con il comando chsh
. Digitare semplicemente
chsh, fornire una password quando richiesta e scegliere una shell.
Al successivo login, si userà la nuova shell.
Debian è un sistema multitasking, perciò è necessario un modo per fare più cose alla volta. Gli ambienti grafici come X forniscono un modo naturale per far questo; permettono finestre multiple nello schermo nello stesso momento. Naturalmente, Bash (o qualsiasi altra shell) fornisce possibilità analoghe.
Precedentemente è stato usato top
per vedere i diversi
processi sul sistema. La propria shell fornisce alcuni modi opportuni per
tenere traccia solamente di quei processi che sono stati avviati dalla riga di
comando. Ogni riga di comando avvia un job, compito, (chiamato anche
process group) che deve essere eseguito dalla shell. Un job
può consistere di un singolo processo o di un insieme di processi in una
pipeline; in seguito saranno date più informazioni sulle
pipeline.
L'inserimento di una riga di comando avvierà un job. Provare a digitare man cp e la pagina di manuale di cp apparirà sullo schermo. La shell andrà in "background", sullo sfondo, e ritornerà quando si sarà finito di leggere la pagina di manuale (o verrà digitato q per uscire invece di scorrere l'intero testo).
Ma si potrebbe leggere la pagina di manuale e volere fare qualcos'altro per un minuto. Nessun problema. Digitare C-z mentre si sta leggendo per sospendere l'attuale job in primo piano e mettere invece la shell in primo piano. Quando si sospende un job, Bash fornisce prima alcune informazioni su di esso e poi un prompt di shell. Si vedrà sullo schermo qualcosa di simile a questo:
NAME cp - copy files SYNOPSIS cp [options] source dest cp [options] source... directory Options: [-abdfilprsuvxPR] [-S backup-suffix] [-V {numbered,exist ing,simple}] [--backup] [--no-dereference] [--force] [--interactive] [--one-file-system] [--preserve] [--recur sive] [--update] [--verbose] [--suffix=backup-suffix] [--version-control={numbered,existing,simple}] [--archive] [--parents] [--link] [--symbolic-link] [--help] [--ver sion] DESCRIPTION --More-- [1]+ Stopped man cp $
Si notino le ultime due righe. La penultima rappresenta le informazioni sul job e poi c'è un prompt di shell.
Bash assegna un numero di job ad ogni riga di comando che si esegue dalla shell. Questo permette di riferirsi facilmente al processo. In questo caso, man cp è il job numero 1, visualizzato come [1]. Il segno + significa che questo è il job che è stato in primo piano per ultimo. Bash comunica anche lo stato attuale del job: Stopped (sospeso) e la riga di comando del job.
Ci sono molte cose che si possono fare con i job. Con man cp ancora sospeso, provare questo:
man ls
Avviare un nuovo job.
C-z
Sospendere il job man ls premendo il tasto Control e la z minuscola; si dovrebbero vedere le informazioni su questo job.
man mv
Avviare ancora un altro job.
C-z
Sospenderlo.
jobs
Domandare a Bash di visualizzare gli attuali job:
$ jobs [1] Stopped man cp [2]- Stopped man ls [3]+ Stopped man mv $
Si notino i segni - e +, che denotano rispettivamente il penultimo e l'ultimo job in primo piano.
fg
Mettere l'ultimo job in primo piano (man mv, quello con il segno +), nuovamente in primo piano. Se si preme la barra spaziatrice, la pagina di manuale continuerà a scorrere.
C-z
Sospendere nuovamente man mv.
fg %1
È possibile riferirsi a qualsiasi job mettendo un segno % davanti al suo numero. Se si usa fg senza specificare un job, si suppone si tratti dell'ultimo attivo.
C-z
Sospendere nuovamente man cp.
kill %1
Uccidere il job 1. Bash riporterà le informazioni sul job:
$ kill %1 [1]- Terminated man cp $
Bash sta solamente chiedendo al job di chiudersi e qualche volta un job non vorrà farlo. Se il job non termina, si può aggiungere l'opzione -9 al comando kill per passare dal chiedere al pretendere. Per esempio:
$ kill -9 %1 [1]- Killed man mv $
L'opzione -9 uccide forzatamente e incondizionatamente il job. [8]
top
Visualizzare nuovamente la schermata di top. Dare il comando u in top per vedere solo i propri processi. Cercare nella colonna di destra i comandi man ls e man mv. man cp non appare in quanto è stato ucciso. top mostra i processi del sistema corrispondenti ai propri job; notare che il PID, sulla parte sinistra dello schermo non corrisponde al numero di job.
Si potrebbe non riuscire a trovare i propri processi perché essi si trovano più in basso del fondo dello schermo; se si sta usando X, si può ridimensionare xterm per risolvere questo problema.
Anche questi semplici job consistono in realtà di processi multipli, incluso il processo man e il paginatore more che gestisce lo scorrimento di una pagina alla volta. Si può notare che i processi di more sono anch'essi visibili in top.
Probabilmente si può immaginare come eliminare i due rimanenti job. È possibile sia ucciderli entrambi (con il comando kill) o mettere ognuno in primo piano (con fg) e uscire. Ricordarsi che il comando jobs fornisce la lista dei job esistenti e il loro stato.
Una nota finale: la documentazione per Bash è molto buona, ma si trova nel sistema di aiuto Info invece che nelle pagine di manuale. Per leggerla, digitare info bash. Vedere Usare info, Sezione 5.2 per le istruzioni sull'uso del programma info. Bash contiene anche un buon sommario dei suoi comandi accessibile dal comando help. help mostra una lista di argomenti disponibili; più informazioni riguardo ad ognuno di questi sono accessibili con il comando help nomeargomento. Provare a digitare
help cd
per esempio. Questo fornisce i dettagli sugli argomenti -P e -L riconosciuti da cd.
Questa sezione menziona solo alcune delle caratteristiche della Bash più comunemente usate; per una analisi più completa, vedere Usare la shell, Capitolo 6.
La shell Bash può indovinare quale nome di file o comando si sta provando a digitare e finire automaticamente di digitarlo. Digitare solo l'inizio di un comando o di un nome di file e premere il tasto TAB. Se la Bash trova un solo e unico completamento, allora finisce la parola mettendo uno spazio dopo di essa. Se invece trova diversi completamenti possibili, riempie la parte che tutti i completamenti hanno in comune ed emetterà un avviso sonoro. Poi si possono inserire altri caratteri per rendere la parola unica e premere TAB ancora. Se la Bash non trova nessun completamento, emette semplicemente un avviso sonoro.
I sistemi simili a Unix sono multiutente e così si ha la propria identità elettronica come utente del sistema. Digitare finger proprionomeutente per dare uno sguardo ad alcune informazioni riguardo se stessi che sono pubblicamente disponibili. Per cambiare il nome e la shell elencati lì, si possono usare rispettivamente i comandi chfn e chsh. Solo il superutente può cambiare i propri login (nomeutente) e directory. Si può notare che c'è scritto "No plan": un "plan" è fatto solo da alcune informazioni personali che si possono rendere disponibili agli altri. Per creare un plan, mettere qualsiasi informazione che si vuole rendere visibile alle persone in un file chiamato .plan; per fare questo, si deve usare un editor di testo (vedere Creare e modificare file di testo, Capitolo 8). Poi, per vedere il proprio plan, eseguire finger su se stessi. Altri possono eseguire finger per vedere il plan di un utente e per verificare se ha ricevuto nuova posta o ha letto la propria posta.
Si noti che le informazioni fornite da finger sono disponibili in modo predefinito a tutta Internet. Se non lo si desidera, leggere come configurare inetd e il file /etc/services; alla fine il manuale di installazione descriverà questa configurazione, per ora si può provare ad usare le pagine di manuale o si metta qualcosa di non significativo al posto delle proprie informazioni di finger.
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Debian Tutorial
30 settembre 2007hp@debian.org