Proposta Copertina Storia Unix |
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Sappiamo tutti che la vera peculiarità che distingue
Linux dagli altri sistemi operativi è il suo essere
Free.
Linux (qui inteso come insieme di kernel, software di sistema ed
applicativi più comuni) può quindi essere modificato per
adattarsi al meglio alle esigenze di ciascuno; partendo da questa
base sono nate varie raccolte di software in modo da facilitare
il lavoro a chi deve installare e manutenere un sistema; se questa
varietà ha sicuramente molti lati positivi (possibilità
di scelta, in primis) può anche presentare difficoltà a chi
per la prima volta si avvicina a questo sistema operativo,
costringendolo a troppe scelte importanti e presentandogli
troppi modi diversi di fare cose analoghe.
Uno dei dilemmi maggiori che certamente tutti prima o poi si
pongono è "Quale distribuzione scegliere?".
Una distribuzione è una raccolta di kernel,
software necessario al buon funzionamento di un sistema GNU/Linux
e programmi di vario tipo atti a soddisfare le esigenze dell'utente medio;
una distribuzione ("distro" per gli amici) deve anche
fornire una procedura di installazione ed upgrade e la possibilità di
selezionare quali programmi installare sul proprio sistema;
i singoli programmi sono chiamati pacchetti: un pacchetto deve
comprendere l'eseguibile (o gli eseguibili), i file di configurazione
e le eventuali librerie strettamente necessarie al programma stesso.
Tra i vari pacchetti possono sussistere rapporti di dipendenza,
ad esempio un applicativo scritto nel linguaggio Tcl/Tk richiederà,
per un corretto funzionamento, che il relativo interprete sia installato;
di esclusione quando la presenza di un pacchetto è
incompatibile con l'installazione di un altro o di mutualità
ad esempio quando un pacchetto disponibile in più lingue dovrà
essere sostituito a quello precedentemente installato.
Esistono almeno una decina di distro diverse tra loro, ma in
questo testo si parlerà solamente di quelle più
comuni, con le quali un newbie più facilmente entrerà
in contatto; in particolare considereremo la Debian 2.0,
la RedHat 5.1 e la Slackware 3.5.
Inutile dire che la scelta della distribuzione è sempre
dettata da preferenze personali: io ho iniziato con una Slackware
e devo dire che mi ha aiutato molto nel comprendere i meccanismi
base del sistema, poi sono passato alla RedHat perché
ritengo la gestione dei pacchetti molto comoda, ultimamente
ho installato la Debian e ne sono rimasto positivamente
impressionato, pur essendo per certi aspetti forse più
complessa della RedHat.
È possibile procurarsi le tre distribuzioni considerate di seguito (Slackware, RedHat e Debian) in vari modi: possono essere scaricate gratuitamente da Internet dal sito ftp principale o dai mirror, ma date le dimensioni è decisamente sconsigliato a chi non ha un collegamento realmente veloce; le si possono anche ordinare sempre via Internet (alcuni siti sono elencati in calce a questo documento) o acquistare in librerie specializzate; sempre più di frequente poi le si trova incluse nei CD allegati ad alcune riviste di informatica in edicola; bisogna però ricordare che queste versioni contengono spesso solamente il "sistema base" (comunque più che sufficiente per cominciare), che non includono alcun manuale né il software commerciale eventualmente distribuito con le versioni complete ed ovviamente non danno diritto al supporto telefonico o via email.
La Slackware ("Slack" per gli affezionati) è
una delle più vecchie tra le distribuzioni; molto
spartana, probabilmente inadatta per un newbie soprattutto se questo
viene dal mondo Windows senza aver mai visto niente altro e che non
sia portato a smanettare.
Ha una installazione piuttosto semplice (anche se a volte c'è
chi dice il contrario) ma difetta totalmente di una seria gestione
dei pacchetti che sono dei normali file compressi con tar e gzip.
Esistono naturalmente dei semplici programmi per installare e
disintallare i singoli pacchetti dal CD o dai floppy, ma non si ha
alcun controllo sulle dipendenze tra un pacchetto e gli altri
che vanno quindi mantenute "a mano", complicando
enormemente anche la procedura di upgrade.
Scarseggiano anche i tools per configurare il
sistema: tutto è lasciato alla capacità dell'utente
di modificare i molti file di configurazione. L'inizializzazione
del sistema segue lo stile BSD con pochi file che determinano i
servizi da lanciare all'avvio, ad esso si contrappone lo stile SysV
adottato dalle altre distribuzioni che, seppur leggermente più
complesso, consente una maggior flessibilità.
Dopo questa descrizione chi vuole avvicinarsi a Linux può pensare
che Slackware non sia una buona distribuzione, e probabilmente in un certo sen
so
è vero: la Slackware non è una distribuzione adatta
a tutti, specialmente ai principianti; però va anche
ricordato che la Slack è molto probabilmente la migliore
per chi vuole avere totale controllo sul sistema, per chi
ha necessità di effettuare una installazione davvero minima
(sia in termini di RAM che di spazio su disco) e per chi vuole
imparare sulla propria pelle come funziona il sistema.
La RedHat è forse la più famosa e diffusa tra
le distribuzioni Linux; l'installazione guidata è alquanto
semplice anche se ha il difetto di installare di default molti pacchetti
che non tutti desiderano.
La gestione dei pacchetti è basata su RPM, sistema sviluppato
dalla stessa RedHat e posto sotto licenza GPL e che per questo è stato
adottato anche da molte altre distro; chi ha provato sia una Slackware
che una distribuzione gestita a pacchetti sa quanto queste ultime
possano semplificare la vita.
Per chi deve familiarizzare con Linux sono inclusi gli HOWTO nella
nostra lingua, ma gli applicativi e il manuale di installazione (sia
cartaceo che on-line) sono in inglese.
La RedHat è fornita anche di un buon numero
di tools, soprattutto in ambiente grafico, per la configurazione dei vari
aspetti del sistema anche se non tutti sono ben implementati: molto
utili printtool per la stampante, helptool per effettuare
ricerche sulla documentazione e l'editor di runlevel, un po' meno
glint per gestire i pacchetti tramite interfaccia grafica e
netcfg per settare la rete.
La RedHat contribuisce sostanziosamente allo sviluppo dell'ambiente
grafico integrato Gnome ed
include di default un numero limitato di window manager, alcuni dei quali
configurabili in modo centralizzato.
Sicuramente la RedHat è una distribuzione adatta sia ai principianti
che agli esperti; nell'ultima release è stato aggiunto
linuxconf, un utile tool per settare praticamente ogni aspetto
del sistema tramite una interfaccia a menu.
Debian sta acquistando sempre più popolarità anche tra i
neo-utenti, dopo un periodo in cui era stata considerata, forse a torto,
la distribuzione dei "guru".
L'installazione è molto semplice e consente di scegliere tra
alcune configurazioni standard (come server di rete, macchina dialup o
piattaforma di sviluppo, ad esempio).
Per la gestione dei pacchetti ha sviluppato un proprio formato,
anch'esso sotto licenza GPL, chiamato deb estremamente efficiente:
durante l'installazione del pacchetto, oltre ai canonici controlli
di dipendenze e conflitti, si ha anche la possibilità di
configurare il programma che si sta installando rispondendo ad alcune
domande essenziali.
Nella distro sono inclusi anche un gran numero di script che consentono
di configurare praticamente l'intero sistema tramite una serie di domande;
in particolar modo da segnalare la semplicità con cui si possono
settare i vari aspetti del collegamento Internet. Ancora in fase di
sviluppo i tool per l'amministrazione da interfaccia grafica, ottimo
invece il sistema "dhelp" per ricerche sulla documentazione
tramite interfaccia web e la gestione centralizzata dei menu
dei molti window manager inclusi.
L'intera distribuzione è estremamente curata e coerente ed è
anche parzialmente italianizzata: la procedura di installazione è
stata tradotta così come numerose pagine di documentazione e
alcuni programmi sono stati localizzati.
La vera peculiarità della Debian è però il suo
sistema di sviluppo: essa è infatti l'unica distribuzione
totalmente Free e sviluppata secondo il modello Bazaar; non esiste
una vera compagnia che ne promuova lo sviluppo che è sostenuto
solo dal contributo di centinaia di volontari in tutto il mondo:
chiunque può contribuire al suo miglioramento e mantenimento.
Aspetto negativo è una certa complessità del sistema
di gestione dei pacchetti dselect, ma che promette di essere superata
da apt che dovrebbe consentire una gestione estremamente semplice ed
efficiente dell'installazione del programmi nella prossima release.
Per il suo tipo di distribuzione e le sue caratteristiche la
Debian può essere consigliata sia al novizio sia all'utente
più smaliziato.
Tra le altre distribuzioni degne di nota ricordiamo che la Caldera
vende due distribuzioni: Caldera OpenLinux Base a 59$ e Caldera
OpenLinux Standard a 199$, che si differenziano per la quantità
di software non Free che includono; entrambe si basano su pacchetti
RPM.
La SuSE, distribuzione tedesca molto popolare in Germania e negli
States, costa 49.95$ si basa su pacchetti RPM ed include YaST, un
utile tool per l'amministrazione centralizzata del sistema ed è
parzialmente localizzata in italiano (manuale di
installazione ed alcune man pages); la SuSE collabora strettamente
con l'XFree86 Project, sviluppando driver per le più
recenti schede video che poi rende disponibili sotto GPL.
Come già detto la scelta della distribuzione è una
questione in gran parte soggettiva; quello che per alcuni può
essere un grave difetto ad altri può sembrare un pregio.
Di sicuro il modo migliore per fare una scelta corretta è
provare; un buon consiglio in questo senso può essere quello
di crearsi una partizione separata per la propria directory /home/
in modo da semplificare il passaggio da una distribuzione all'altra
e procurarsi il set Infomagic
che per un prezzo ragionevole
consente di provare ben tre distribuzioni (Slackware, Debian, RedHat),
ricordandosi comunque che "è sempre Linux" e che
allo stato attuale non esiste una distribuzione che possa essere
considerata in assoluto migliore delle altre.
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