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Parliamo un po' di Debian 1.3
Per chi ancora non lo sapesse, Debian GNU/Linux è una delle più grosse distribuzioni di Linux. Cos'è una distribuzione, si chiederà adesso qualcuno. Linux in realtà è solo il kernel, ed è distribuito ufficialmente solo come sorgente. Molte utility che si trovano nelle varie versioni di Unix sono utility GNU, facenti parte del progetto della Free Software Foundation. Una distribuzione è un insieme di pacchetti che vanno a formare un sistema operativo completo, già pronto da installare e da usare.
Ma Debian non è la sola distribuzione di Linux. Di famose ci sono la ``Slackware'' e la ``RedHat'' (pubbliche, o free), e non poche commerciali, la più conosciuta è ``Caldera OpenLinux''. Ma vediamo come Debian si differenzia da queste:
Ci sono alcune cose da dire su Debian prima di farvela installare. Allo stato attuale la distribuzione funziona. Quelli che la usano dopo essere passati per Slackware e/o RedHat non tornano volentieri indietro, però allo stato attuale non è consigliabile installarsela come prima esperienza di Linux.
Vediamo perché: ormai l'installazione è stata semplificata ed ottimizzata. Installare Debian ormai è un gioco da bambini, alla pari di molte altre installazioni.
Il brutto è che gran parte del sistema non è configurato: mancano i menù
dei window manager (i gestori delle finestre di X) e pure il prompt della
shell è ridotto all'osso che di meno non si può (un misero "$
").
Questo perché la filosofia di Debian è: ``la distribuzione è pronta a
funzionare, ma l'aspetto del sistema lo deve decidere l'utente sistemandosi
i file di configurazione''. Questo però era vero una volta: ormai hanno
sistemato un po' le cose, per cui appena finita l'installazione il sistema
fa un mucchio di domande, a volte incomprensibili, ma poi un minimo di
funzionalità la si trova.
Ma allora che ha Debian di buono? Tutto il resto. Una nota tra le più importanti è l'aggiornamento al volo. Ovvero non serve nemmeno buttare giù i vari servizi per aggiornare i demoni. Questi saranno automaticamente disattivati, aggiornati e riattivati con la stessa configurazione precedente. Non è necessario neanche fare il reboot dela macchina: questo lo si fa solo per cambiare il kernel! L'aggiornamento del sistema quindi si fa a caldo, anche se la versione di Debian installata non è molto recente. Tutto questo grazie ad un sofisticato sistema di controllo dei pacchetti.
Non sono da dimenticare neanche gli aiuti che si possono ottenere dalla comunità degli utenti di Debian tramite le loro mailing-list (vedi www.debian.org) e che il sistema rispetta degli standard molto rigidi (File System Standard e System V), e che programmi e/o pacchetti disponibili per altre distribuzioni si possono installare facilmente anche in Debian.
Quindi, per non usare Debian ci possono essere solo due motivi:
Non sto qui a descrivere come si installa, perché questo lo si trova ovunque, dal manuale di installazione di Debian ad un articolo apparso sulla Linux Gazette.
Riassumo invece il meccanismo. Si fa in due passi: mediante un dischetto o un CD-ROM apposito si avvia la macchina, si preparano i dischi e una parte fondamentale del sistema. Poi si riavvia tutto dal disco fisso e da lì si installano tutti i pacchetti del sistema che si vuole. A questo punto, man mano che si installano pacchetti, il sistema diventa anche pronto all'uso.
A parte l'hardware compatibile con Linux, il metodo più semplice per installare Debian è mediante un CD che avvii automaticamente l'installazione (se il proprio BIOS lo permette). In alternativa, creare un dischetto per avviare l'installazione e preparare tutti i dati che servono su un CD o su una partizione del disco fisso.
Si può anche installare da rete (NFS), ma allora servono prima due dischetti, uno per avviare il sistema e uno contenente i moduli per attivare la rete. Come ultima risorsa, si può installare il sistema anche da dischetti, ma cominciano a diventare troppi e se potete evitarlo è meglio per voi.
L'installazione si può fare anche via FTP, ma se non avete linee ad alta velocità o connessioni fisse comincia ad essere molto più oneroso dell'acquisto di un CD.
La cosa migliore, al giorno d'oggi, è comperare o farsi prestare un CD da qualche amico, salvo avere una linea dedicata ad almeno 128 Kbit/s.
Una cosa semplicissima è preparare il sistema, installare la base e
riavviare. Una volta inserita la password di root e creato un utente si
arriva al punto critico che potrebbe far passare a chiunque la voglia di
usare Debian: dselect
.
dselect
è un programma per fare la selezione dei pacchetti da
installare e disinstallare dal sistema, ed è consigliato per la manutenzione
dei pacchetti. Purtroppo è organizzato malino, e gli stessi autori di Debian
promettono che lo cambieranno perché non piace neanche a loro. Da esperienza
personale posso solo dire che le prime volte sarà da piangere per prendere
pratica con i tasti, poi inizierete a rassegnarvi e la cosa inizierà a
sembrare normale.
Perché tutti parlano male di dselect
? Perché il numero dei
pacchetti Debian è cresciuto così tanto da essere ormai ingestibile da
dselect
, almeno le prime volte che uno lo usa. Conviene quindi
la prima volta accettare le impostazioni già fatte e installare i pacchetti
di base già selezionati. Poi lavorare a riga di comando con
dpkg
, il programma per gestire direttamente i singoli
pacchetti.
La cosa da sistemare prima possibile è un editor di file di testo: ce ne
sarà bisogno da subito per occupare il tempo durante l'installazione dei
pacchetti. Di default esistono già vi
ed ae
, ma ce
ne sono tanti altri, basta guardare in debian/bo/binary/editors
in un mirror FTP o in un CD Debian. joe
è l'editor più semplice
per chi arriva da un sistema DOS e conosce i comandi di Wordstar o degli
editor della Borland.
Una cosa che generalmente faccio immediatamente è sostituirmi il prompt con qualcosa di decente, e già che ci metto mano sistemo anche altre cose.
Ci sono due posti per sistemare il prompt: a livello globale del sistema
oppure per ogni singolo utente. C'è da dire che qualsiasi sia l'impostazione
globale, ogni utente poi se lo potrà comunque personalizzare a piacere. Si
tratta dei file /etc/profile
e $HOME/.bash_profile
rispettivamente per l'intero sistema e per ogni singolo utente.
Per il prompt (variabile "PS1
"), consiglio di aggiungere
almeno un "\w
" al già esistente "\\$
". Una volta
cambiato il prompt ("man bash
" per saperne di più, e
cercare "PS1
"), già che ci siamo, conviene inserire anche
questo:
EDITOR=/usr/bin/joe LANG=it_IT LESS=is PAGER=/usr/bin/less export EDITOR LANG LESS PAGERLa prima riga specifica quale editor richiamare per la scrittura di testi dall'interno di altri programmi (tipo
less
o programmi di
lettura posta e/o news), ho usato joe
, ma può essere qualsiasi
editor che preferite; la seconda riga fa sì che molti programmi usino
cataloghi in italiano (in Debian 1.3 cominciano ad essercene!), e la terza e
quarta servono per comodità nella lettura delle man page (se qualcuno ha
preferenze migliori i gusti sono gusti).
Se qualcuno è abituato ad usare alias, o sente la mancanza di un
ls
con uscita colorata, basta aggiungere nello stesso file:
alias ls="/bin/ls --color=auto" alias v="ls -l"Il secondo alias deriva da una mia brutta abitudine ereditata dalla distribuzione Slackware.
Già sistemandovi un editor, un prompt e magari un pager decente per le man page, potete affrontare il resto del sistema con maggiore comodità.
dselect
mostra accanto ai nomi e alle versioni dei pacchetti
anche una breve descrizione, che diventa più accurata posizionandosi col
cursore sul pacchetto e guardando la parte inferiore dello schermo. Una
volta preso mano con i nomi dei pacchetti che vi servono potete anche
installarli da riga di comando.
Esiste anche la traduzione in italiano del manuale di
dselect
, se non è ancora tra la distribuzione ufficiale di
Debian, la trovate sicuramente tra le pagine dell'ILDP.
Non tutte le ciambelle riescono col buco, almeno la prima volta. Debian
1.3.0 ha dei problemi con l'installazione di X Window. Si può risolvere
intallando manualmente il pacchetto xbase
("dpkg -i [percorso]xbase_3.2-6.deb
") e poi
selezionando e installando con dselect
(o a mano) il resto dei
pacchetti di X (X server compreso). Tutto questo è scritto in alcuni
README sparsi per i mirror di Debian.
Anche xdm
ha alcuni problemi, specie con le shadow
password. Qui bisogna eseguire manualmente
shadowconfig on; shadowconfig offed eventualmente "
shadowconfig on
" se si vogliono le shadow
password.
Dovranno rilasciare presto anche Debian 1.3.1, contenente XFree 3.3, ma al momento hanno alcuni conflitti con altri programmi da risolvere.
Invece, nel suo complesso, la distribuzione funziona bene. Ho provato tempo fa ad installare Debian 1.1 e la 1.2, ma adesso la probabilità di riuscita dell'installazione è aumentata, specie per i non-professionisti. Aspettare l'uscita della 1.3.1 significa aspettare poi qualche altro mese perché arrivi in Italia un CD. Se qualcuno ha la possibilità di avere in prestito un CD conviene comunque approfittarne, e poi farà l'aggiornamento di XFree in seguito.
Chi ha visto un mirror FTP di Debian avrà notato dei nomi particolari nelle directory. Ogni versione di Debian ha il nome di un personaggio di Toy Story, questo perché Bruce Perens, uno dei leader del progetto, lavora alla Pixar, che ha prodotto il film. La 1.1 si chiamava buzz, la 1.2 rex e la 1.3 bo. In fase di sviluppo c'è una versione chiamata hamm. In realtà questi nomi esistono più per motivi commerciali (per i fabbricanti di CD) che per motivi funzionali, perché l'aggiornamento si fa quando si vuole. Un link simbolico, stable, punta sempre alla versione stabile attuale.
Oltre alla distribuzione ufficiale ci sono anche altre due directory da segnalare: contrib e non-free. Nella directory non-free ci sono programmi ufficiali, ma che per problemi di copyright non possono essere venduti e/o messi su CD, mentre in contrib ci sono sempre pacchetti ufficiali, ma che non sono nella distribuzione ufficiale perché dipendono da pacchetti non-free, non-us o altri pacchetti contrib.
Per problemi di esportazione con gli U.S.A., esiste un'altra directory,
non-us, che contiene pacchetti sempre ufficiali, ma che creano
problemi con le leggi dell'importazione/esportazione degli algoritmi negli
Stati Uniti. I più famosi sono ssh
e pgp
. Si
trovano solo in alcuni mirror.
In ognuna di queste directory, poi, ci sono delle altre directory. binary-all contiene i pacchetti indipendenti dall'architettura, tipo documentazione, script in perl, ecc. Esistono poi delle directory dipendenti dall'architettura, tipo binary-i386, contenente i pacchetti specifici per quell'architettura (nell'esempio Intel 386 o superiori).
I pacchetti poi si possono installare con semplicità anche da riga di
comando con "dpkg -i nomi_dei_pacchetti
" e
rimossi dal sistema sempre con lo stesso comando. Vedere la man page di
dpkg
per le varie opzioni.
Quel che si vuole. Ci sono pacchetti per tutti i gusti, e se notate che
manca qualcosa potete sempre preparare un pacchetto .deb
e
mandarlo ai grandi capi Debian, e dopo un po' di test di installazione e
disinstallazione il pacchetto uscirà nella futura versione stabile.
Difficile consigliare i pacchetti da installare, probabilmente ci sarà qualcosa del genere dai prossimi Pluto Journal. Posso solo raccontare cosa ho installato e cosa ho visto io in questi giorni.
Per sfruttare la generazione automatica dei menù sotto X bisogna
installare il pacchetto menu
, che si trova nella sezione
admin della distribuzione stabile. La prima volta che si installerà
Debian si passerà molto tempo a scorrere la lista di pacchetti con
dselect
e si impazzirà un po' a risolvere le dipendenze.
La cosa che però mi ha spinto particolarmente a mettere Debian su alcuni
client in un laboratorio universitario è la sicurezza: se a causa di una
interruzione di corrente si rovina il filesystem, Debian si ferma e chiede
la password di root. Diversamente, RedHat in questo caso offre la shell
di root, con tutti i rischi che ne possono derivare, ma RedHat è più per
ambienti commerciali che per laboratori dove entra chiunque (specialmente
gente che come arriva preme il pulsante di accensione della macchina).
Slackware, diversamente ancora, chiama /bin/login
, e dopo 60
secondi che nessuno entra, prosegue con il boot. Questo faciliterebbe il
ripristino rapido di un server in uno stanzino non presidiato, anche se
continuare l'avvio a file system corrotto non sarebbe una buona cosa.
Una cosa che molti inizieranno a chiedere è una distribuzione in
italiano. Già da un po' in Debian se ne parla e stanno valutando varie
soluzioni. Allo stato attuale alcuni pacchetti prevedono già
l'internazionalizzazione, e se fate "export LANG=it_IT
"
vedrete che già il comando man
inizia a comportarsi
correttamente. Poi installatevi anche il pacchetto manpages-it
,
per avere le pagine in italiano di alcuni programmi di uso frequente.
Per il resto, senza collaboratori è difficile che ci possa essere in un
futuro breve una distribuzione free in italiano. Quindi se siete interessati
a collaborare, iscrivetevi alla lista
debian-italian@lists.debian.org
. Per farlo mandate una mail a
debian-italian-request@lists.debian.org
con
"subscribe
" nel corpo del messaggio.
Al momento è stato anche tradotto il dischetto di installazione,
resc1440.bin
, ma è ancora in fase sperimentale. A breve sarà
messo a disposizione e appena possibile anche nei mirror ufficiali di
Debian.
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