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Agorà
L'articolo...Nell'industria del software vi sono stati un paio di casi eclatanti e ampiamente pubblicizzati di FUD che non saranno oggetto di questo articolo. Prendendo spunto da un caso recente, andrò semplicemente a confutare alcuni argomenti usati in maniera ambigua da un ben noto produttore di software, che tenta con tali mezzi di controbattere l'avanzata del software Open Source. Seguirà, a supporto degli argomenti sostenuti, una mini analisi con il calcolo del TCO di alcune soluzioni da me adottate |
Come recita Wikipedia "FUD è un acronimo per
Fear, Uncertainty, and Doubt (paura, incertezza e dubbio) ed
è una tecnica di vendita, o marketing, che consiste nel
disseminare informazioni negative, vaghe o non accurate su un
prodotto concorrente".
L'obbiettivo è di far pensare al potenziale acquirente,
senza affermarlo direttamente, che il prodotto concorrente non
è all'altezza del prodotto pubblicizzato.
Prima di iniziare vorrei fare mio un concetto espresso
più volte da Eric S.
Raymond: "Il Free Software non ha bisogno di nemici per
esistere". Il riferimento è chiaro: il Free Software esiste
per le sue qualità intrinseche e non viene creato per
entrare in concorrenza con altri prodotti più o meno
commerciali. Quindi il tempo speso a parlare negativamente del
software proprietario è speso inutilmente.
Pertanto questo articolo non vuole essere un invito a boicottare
alcuna società, nè a portare avanti una critica ad
alcun prodotto di alcuna società produttrice di software. La
mia è, piuttosto, una presa di posizione contro i metodi
sleali adottati da queste aziende per screditare il software Open
Source ed il Free Software in particolare.
Chiaramente le tre qualità di base del Free Software
ovvero:
Veniamo ai fatti: da alcuni mesi sopporto malvolentieri pubblicità a doppia pagina presenti in varie riviste informatiche. Tali inserzioni mi infastidiscono in quanto pongono, falsamente, l'accento sui vari, ipotetici difetti del software Open Source ed in particolare di GNU/Linux. Si tratta di FUD bello e buono: di seguito riporterò in maniera quanto più fedele possibile tali messaggi e cercherò di confrontarli con la mia visione delle cose.
Il primo messaggio, che si tenta di farci digerire, recita
più o meno quanto segue:
"Con il passaggio da una soluzione Open Source a " <--ben
noto sistema operativo --> " l'azienda xyz ha valutato un
complessivo aumento del ROI del 10%".
Segue una foto del responsabile IT dell'azienda xyz (di volta in
volta un gruppo bancario, una grossa azienda di produzione o una
finanziaria...), il quale dichiara di essere felice di avere
migrato 10.000 stazioni da Linux al sistema operativo pubblicizzato
(che di qui in avanti verrà indicato, per convenienza, con
la sigla SOP).
Quindi il messaggio riporta che una certa azienda, xyz, ha alla
data attuale circa 10.000 client GNU/Linux e, dopo aver valutato
negativamente un insieme di costi e ritorni di investimento (non
meglio definiti), decide di passare a SOP.
Qui mi sorgono dei dubbi pazzeschi! Vorrei fare un salto
indietro nel tempo e fare un piccolo esercizio di memoria per
rendervi partecipi della mia esperienza personale.
Ho adottato GNU/Linux nel 1996: all'epoca avevo trovato dei floppy
con una mini-distribuzione in una rivista; se ben ricordo la
lodevole iniziativa era dovuta alla buona volontà di un
certo Tony
Mobily che collaborava (o forse ne era addirittura direttore)
con la suddetta rivista e che penso essere lo stesso personaggio da
poco ricomparso come fondatore del Free Software Magazine.
In quegli anni la navigazione internet era lenta e costosa e, per
trovare un minimo di documentazione e di informazioni, compravo
ogni mese una rivista di programmazione nella quale comparivano,
saltuariamente, degli articoli sul nostro beneamato sistema
operativo.
Nel 1998 la situazione era migliorata: avevo dedicato a Linux una
partizione del mio PC e si iniziavano a reperire dei CD, allegati
alle riviste, ai quali bastava aggiungere qualche applicativo
scaricato da internet.
Una mia proposta, fatta al mio datore di lavoro, di utilizzare
Linux per risolvere determinati problemi di alcuni clienti è
stata fatale: il suddetto ed i colleghi hanno iniziato a prendermi
per pazzo fanatico.
Nel 1999, dopo aver cambiato posto di lavoro e forte della mia
posizione di responsabile IT, ho iniziato ad adottare Linux come
file server.
Un anno dopo leggevo sulle riviste che i responsabili IT
intervistati sull'argomento, negavano, negavano sempre. Solo alcuni
ammettevano che "forse c'era qualcuno dei loro tecnici, il quale
forse da qualche parte utilizzava un PC con Linux".
Ora, dopo questa lunga digressione storico-biografica, vi
chiederete dove voglio andare a parare.
La risposta è ovvia.
Faccio appello alla vostra intelligenza: secondo voi se nel 1999
nessuno, stando alle interviste, voleva adottare ufficialmente
Linux, come mai 6 anni dopo qualcuno migra migliaia di PC da Linux
a SOP?
Niente di strano! Dirà qualcuno.
Vorrei ben vedere... La notizia dello scorso anno relativa alla
migrazione dei client del Comune di Monaco a GNU/Linux ha fatto
scalpore per mesi nelle riviste.
Com'è che nulla si è saputo dell'italica conversione
di migliaia di macchine a Linux effettuata dall'azienda xyz (di cui
sopra) fra il 2000 e il 2005? E se anche tale conversione fosse
stata fatta nel più assoluto silenzio, o magari coperta dai
clamori dell' Y2K e del passaggio all'euro, presumo che non possa
essere datata prima del 2002/2003, visto che tre anni (preso come
riferimento il 1999) sarebbero un tempo minimo per cambiare idea e
migrare le migliaia di postazioni dopo un adeguato periodo di test.
Tre anni compresi in un periodo in cui tutti erano preoccupati per
l'Y2K per l'euro e per la successiva depressione che ha colpito i
mercati IT.
Quindi, in soli due-tre anni, dopo un investimento pazzesco, questi
mitici IT manager sarebbero già in grado di effettuare una
corretta valutazione del ROI
(Ritorno d'investimento) e decidere che GNU/Linux costa troppo e
che è più conveniente passare a SOP?
Li invidio! Invidio la loro azienda che ha le idee così
chiare e, soprattutto, invidio chi è riuscito a credere a
una sciocchezza del genere...
Una variante della suddetta pubblicità contiene invece la
seguente affermazione:
"Un significativo impiego di Linux nelle medie e grandi imprese
non è né semplice né esente da costi e, come
affermano i responsabili di importanti società, una
migrazione da SOP a Linux può portare a un aumento dei costi
di gestione" . Vengono quindi riportati dei riferimenti ad una
ricerca di mercato effettuata da una - diversa di volta in volta -
società del settore.
Bene! Innanzitutto faccio notare che non viene mai usato il
termine GNU/Linux; inoltre si va a contraddirre la precedente
affermazione in quanto le migrazioni hanno dei costi, quindi le
ipotesi di migrazioni e contro-migrazioni fanno ancora più
sorridere.
Per quanto riguarda questo messaggio, da un certo punto di vista
è tutto vero. Ma vorrei ben vedere se non fosse vero anche
il contrario: l'aumento dei costi nel caso di migrazione inversa,
cioè da Linux ad altri sistemi operativi. Si tratta di
capirne i termini: qualsiasi migrazione aumenta i costi di gestione
immediati in quanto il costo stesso della migrazione va a inserirsi
nei costi di gestione. Nel lungo termine, però, la gestione
del sistema operativo può avere costi maggiori o minori a
seconda: degli strumenti (di solito di terze parti) che il sistema
operativo fornisce per l'amministrazione e da cosa consideriamo nei
costi di gestione. Ad esempio se consideriamo anche i costi dovuti
ai blocchi inspiegabili del sistema operativo, può accadere
che i costi di gestione di Linux possano risultare nel lungo
termine di molto inferiori in quanto è generalmente un
sistema molto stabile, contrariamente al SOP.
A questo proposito penso che tornare alla mia esperienza personale
possa essere esemplare.
Sempre rispolverando con la memoria quel 1999 di cui sopra, nel
prendere servizio presso l'azienda presso la quale ancora lavoro,
trovai installato un file server costituito da una macchina
biprocessore con il SOP in versione Server. Il precedente
responsabile IT mi spiegò che, per un motivo ignoto, era
necessario riavviare il server quattro volte al giorno in quanto si
bloccava inspiegabilmente. Trovando chiaramente assurda la
situazione, e forte delle mie convinzioni di essere un valido
sistemista, dopo avere momentaneamente trasferito i dati su un
server provvisorio tentai la formattazione e reinstallazione del
sistema operativo. Applicai tutta la mia perizia ed ottenni di
ridurre i blocchi ad uno ogni sette-dieci giorni. Un netto
miglioramento, ma il problema non voleva sparire (e io cominciavo a
dubitare di essere un valido sistemista). A quel punto, dopo aver
spostato di nuovo i dati in un server provvisorio, installai una
distribuzione Red Hat (6.2 se non ricordo male). Configurai Samba
in modo da imitare il file server proprietario e riconfigurai gli
utenti. Un anno dopo ero passato da venti a ottanta client senza
aver mai avuto la necessità di riavviare il sistema.
Ora, passare da quattro blocchi al giorno con relativi disagi e
perdite di file, a zero problemi in sei anni mi sembra già
una diminuzione dei costi passivi. Questo era solo l'esempio
più eclatante che avevo a disposizione, né potrei
citare tanti altri.
Ma cominciamo a fare i conti con l'amministrazione del
sistema...
Ricordo che stiamo parlando del solo file server. Ho installato e
configurato il sistema operativo ed il Samba server come PDC in
mezza giornata. E nella giornata successiva ho inserito i primi
venti utenti con l'utility Linuxconf. I tempi con il SOP non
sarebbero stati minori né lo sarebbero stati per l'aggiunta
di altri utenti. Quindi i costi di amministrazione del sistema sono
presumibilmente gli stessi.
Linux è quindi finora in vantaggio perché non ha
sofferto di blocchi.
Andiamo ad analizzare ora i costi di acquisto. Ai prezzi di listino
attuale la versione Server di SOP costa 1.300 euro circa ed include
cinque licenze client. A questo costo vanno aggiunti circa 200 euro
ogni cinque client per un totale approssimato di 3.000 euro nel
caso di ottanta client (il calcolo è approssimativo con i
listini internet del 05/2005 e senza tenere conto di sconti per
volume).
Per l'installazione che ho scelto io avevo acquistato un pacchetto
intero di Red Hat Linux e relativo supporto (perché ritenevo
corretto in qualche maniera sponsorizzare il software Open Source)
e al momento dell' installazione iniziale avevo utilizzato un CD
trovato in una rivista (costo medio attuale sei euro) e non ero
tenuto all' acquisto di alcuna licenza.
Direi che, includendo anche il prezzo d'acquisto nei costi di
gestione, abbiamo ancora di più un netto vantaggio per
Linux.
L'affermazione è ancora più valida in quanto tutte
le distribuzioni GNU/Linux portano con se molti altri software
aggiuntivi. Nel mio caso ho, in seguito, installato anche la posta
elettronica per tutte le postazioni, creato un sito interno che
utilizziamo per distribuire le informazioni in azienda e,
appoggiandomi ad esso, ho creato delle applicazioni in PHP che si
basano su un database MySQL.
Con il SOP, invece, avrei dovuto acquistare:
Morale della storia: stanno facendo di tutto per convincerci che il risparmio sul costo iniziale non è un fattore determinante per passare al software Open Source in quanto ci sono dei forti costi di amministrazione che vanno ad aumentare le spese di gestione. In realtà, per mia esperienza, trovo i costi di amministrazione molto simili, per cui il costo iniziale può incidere in maniera pesante in caso di realtà medio-piccole. Quindi, a parità di costi, la stabilità dei sistemi GNU/Linux potrebbe far pendere fortemente l' ago della bilancia verso questi ultimi, a patto, ovviamente, di cercare di utilizzare le distribuzioni più stabili.
Linux ha sicuramente molti impieghi, ben più di quelli a
cui ho accennato, ed è imbattibile come server in qualsiasi
utilizzo (web file, fax, print, application-server) ma a negazione
di quanto finora esposto non sono pronto a consigliarlo come client
perché non ritengo pronti gli utenti.
So che con questa affermazione farò da catalizzatore a
tempeste di insulti e scatenerò infinite polemiche ma
permettetemi di spiegare: Linux era pronto come client già
alcuni anni fa; lo uso nel mio computer almeno dal 2000 con pochi
rimpianti per il sistema operativo che occupava il PC in
precedenza, ma trovo che il tentativo di renderlo user friendly ne
stia minando la stabilità e mi pare ci si stia avviando
verso una strada pericolosa già percorsa da altri, in quanto
vedo comparire sempre più applicazioni monolitiche lontane
dallo stile *NIX.
Anziché semplificare l'uso di Linux come sistema operativo
client credo che si dovrebbe alzare leggermente la barriera
iniziale (riportando la situazione a quella di un paio d'anni fa)
in modo da costringere gli utenti a studiare prima di usare il
computer. Questo per evitare che ci siano sempre più persone
che, avvicinandosi baldanzose al PC pensando di sapere quello che
stanno facendo, causino guai immensi. Perciò creare qualche
ostacolo, a volte, può fare del bene. Dopotutto, nelle
aziende, prima di utilizzare attrezzature pericolose, viene
richiesta un'adeguata preparazione agli operatori; non vedo
perché con i computer le cose dovrebbero essere differenti
visto il potenziale distruttivo dei PC. Chi non vede il problema
probabilmente non ha mai visto un utente cancellare tutta la
contabilità di un azienda con un colpo di mouse.
Abbassare le difficoltà d'uso del PC è una buona cosa
e contribuisce ad abbassare i costi di gestione di cui abbiamo
parlato, ma questo non deve portare ad abbassare le difese fino a
permettere anche le operazioni più distruttive. Trovare
l'equilibrio è difficile; nel dubbio, personalmente,
preferirei venisse adottata la maggior cautela possibile. Solo
questo potrà permettere di continuare a combattere il FUD
con la certezza che certi sistemi operativi possano essere migliori
di altri per stabilità se non per semplicità
d'uso.
L'autoreRudi Giacomini Pilon, programmatore dall'età di 14 anni, ex progettista elettronico, ex hardwarista e sistemista presso un Microsoft Solution Provider, ex esperto di reti e programmatore in una concessionaria IBM, incontra Linux nel 1994 e da allora vede pinguini ovunque. Dal 1999 è responsabile EDP in una SpA ove affronta l'informatica a 538 gradi (360 erano pochi). |
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