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Agorà
traduzione di Sabatino Palladino
L'articolo...Siamo sicuri che i programmi che usiamo (siano esso Microsoft Word od OpenOffice.Writer) siano i programmi più adatti per scrivere i nostri documenti? Non credo; a volte si usa uno strumento solo perché non si conoscono alternative. In questo articolo si spiega questa affermazione e si presentano TEX e LATEX che hanno anticipato molti dei concetti del software libero. |
I word processor sono strumenti stupidi e fortemente inefficienti per redigere scritti destinati a comunicare con gli altri. Sosterrò questa affermazione nel presente scritto. Forse a prima vista questa uscita potrà sembrare stravagante; se fossi stato contro i word processor avrei dovuto proporre di scrivere con penna ed inchiostro od usare una macchina da scrivere? No, benché ci siano argomenti a favore di questi due mezzi di scrittura, do per scontato che la gran parte dei lettori di questo saggio scriva la maggior parte dei propri lavori su un elaboratore elettronico, così come faccio io. Il mio intento è mostrare che esistono mezzi migliori dei word processor per preparare i propri scritti usando un computer.
Le parole della mia affermazione sono intenzionalmente provocatorie ma sia ben chiaro che quando dico «I word processor sono stupidi» non intendo dire che chi usa un word processor è stupido. Io sto criticando una tecnologia, soprattutto perché tale tecnologia è zelantemente promossa dai maggiori venditori di software ed è diventata una specie di standard de facto; con molta probabilità siete all'oscuro dell'esistenza di alternative, salvo che non vi troviate per caso nel posto giusto al momento giusto. Le alternative non sono pubblicizzate dai maggiori venditori per una buona ragione, come si vedrà: sono disponibili gratuitamente.
Cominciamo prendendo in considerazione il risultato finale. Uno scritto destinato a comunicare idee ed informazioni agli altri si distribuisce in due modi principali:
Come una copia stampata: il modo tradizionale.
Tramite mezzi digitali: posta elettronica, pagine web, documenti destinati ad essere visualizzati su un monitor.
C'è una certa sovrapposizione, per esempio un documento destinato alla stampa può essere distribuito in forma digitale nell'ipotesi che il destinatario abbia i mezzi per stampare il documento in questione, ma considereremo questi due mezzi di distribuzione distinti.
Si vuole battere uno scritto sulla tastiera di un elaboratore elettronico per vederlo apparire perfettamente stampato sulla stampante dell'elaboratore. Naturalmente non si vuole che questo succeda in tempo reale (lo scritto appare sulla stampante non appena lo si batte), si vuole dapprima battere lo scritto e salvarlo in forma digitale su un mezzo di archiviazione. Si vuole essere in grado di recuperare lo scritto e modificarlo a piacere e darlo alle stampe al momento appropriato. Veramente un word processor (come il capofila del mercato, Microsoft Word) è il mezzo naturale per fare tutto ciò? Sicuramente è un mezzo ma non è il mezzo migliore. Vediamo perché non lo è.
Preparare uno scritto da stampare con un word processor in realtà forza ad unire due compiti che sono concettualmente distinti e che devono essere anche praticamente distinti per assicurare che il tempo delle persone sia usato nel modo più efficace e che la comunicazione finale risulti più efficace. I due compiti sono:
La scrittura del testo. Con questo si intende la scelta effettiva delle parole per esprimere le idee e la struttura logica del testo. Quest'ultima può assumere varie forme in funzione della natura del documento; include cose come la divisione dello scritto in paragrafi, sezioni e capitoli, la scelta di inserire un certo materiale tra le note a piè di pagina o nello scritto principale, la rappresentazione di un certo pezzo di testo come un blocco di citazione o come le parole proprie dell'autore e così via.
La composizione tipografica del documento. Questo si riferisce a faccende del tipo scegliere la famiglia di caratteri con il quale stampare il testo ed il modo con il quale gli elementi strutturali saranno visualizzati. I titoli delle sezioni saranno in grassetto od in maiuscoletto? Saranno centrati od allineati a sinistra? Il testo sarà giustificato o no? Le note appariranno a pie' di pagina od alla fine? Il testo sarà disposto in una colonna od in due? E così via.
L'autore di uno scritto dovrebbe essere, almeno in un primo momento, concentrato interamente sul primo insieme di compiti; questo è il compito di un autore. Adam Smith fece notare splendidamente i grandi benefici che scaturivano dalla divisione dei compiti; la scrittura e la strutturazione logica del testo sono i contributi propri dell'autore alla produzione di un testo stampato, la composizione tipografica è faccenda del tipografo. Naturalmente questa divisione del lavoro era realizzata nella produzione tradizionale di libri ed articoli prima dell'era dei computer. L'autore scriveva ed indicava all'editore la struttura logica del testo mediante molteplici annotazioni. Il tipografo traduceva il testo dell'autore in un testo stampato implementando il progetto logico dell'autore in un progetto tipografico concreto. Si deve solo immaginare Jane Austin, per esempio, che si strugge per quale carattere usare per i titoli dei capitoli di "Orgoglio e Pregiudizio" per capire quanto ridicolo è questo concetto; Jane Austen era una grande scrittrice, non era un tipografo.
Si può pensare che questo sia fuori tema; gli scritti di Jane Austen erano pubblicabili, tipografi professionisti erano interessati a comporli e stamparli. Voi ed io non siamo così fortunati; se vogliamo pubblicare un articolo dovremo farlo da noi stessi (e tra l'altro vogliamo che sia fatto molto più velocemente che tramite la tipografia tradizionale). Fortunati non proprio, in un certo senso possiamo farlo da soli (col nostro computer) ma abbiamo parecchio aiuto a nostra disposizione. In particolare abbiamo a nostra disposizione programmi per la composizione tipografica di qualità professionale; in effetti questo programma (od insieme di programmi) esegue per noi, gratis ed in pochi secondi o frazioni di secondo, il lavoro che i tipografi tradizionali hanno fatto per Shakespeare, Jane Austen, sir Walter Scott ed altri. Noi dobbiamo solo fornire al programma un appropriato testo annotato come hanno fatto gli autori tradizionali.
Sto suggerendo pertanto che ci dovrebbero essere due distinti momenti nella produzione di testi stampati con il computer. Dapprima si scrive il testo e gli si da la sua corretta struttura logica indicando questa struttura nel testo tramite semplici annotazioni, cosa che si effettua tramite un text editor, un tipo di programma da non confondere con un word processor (questa differenza verrà spiegata dettagliatamente in seguito). Poi si consegna questo testo ad un programma per la composizione tipografica che in tempo molto breve fornisce una copia perfettamente composta.
Questi due compiti sono intrecciati tra loro nei moderni word
processor
WYSIWYG (What You See Is What You Get)1
Il testo appare sullo schermo del computer mentre lo si sta digitando
in una reale rappresentazione tipografica che si suppone
corrispondere fedelmente a ciò che si vede quando si manda il
documento alla stampante (benché per varie ragioni questo non
è sempre così). In pratica il testo è
continuamente composto non appena lo si digita. A prima vista questo
può sembrare una grande comodità ma ad un esame più
ravvicinato è una maledizione. Ci sono tre aspetti di ciò:
L'autore è distolto dal proprio compito dello scrivere dal fare scelte tipografiche a riguardo delle quali non ha nessuna esperienza (giocherella con caratteri e margini quando dovrebbe concentrarsi sui contenuti).
L'algoritmo di composizione tipografica impiegato da un word processor WYSIWYG sacrifica la qualità in favore della velocità necessaria per mostrare in tempo reale l'input dell'utente non appena lo digita. La qualità del prodotto è largamente inferiore rispetto a quella ottenibile da un vero programma di composizione tipografica.
L'utente di un word processor è fortemente tentato a perdere di vista la struttura logica del testo ed a gonfiarlo con elementi tipografici di facciata.
I primi due punti precedenti si spiegano da soli, commentiamo il terzo punto (la cui importanza dipende dal tipo di documento in questione)
Si prenda ad esempio i titoli dei capitoli. Per tutto quello che
riguarda la struttura logica di uno scritto tutta la faccenda si
riduce che un particolare passo di testo deve essere identificato in
qualche modo come un titolo di capitolo. Ad esempio si può
digitare \chapter{Titolo}
. Come i titoli dei capitoli
saranno implementati tipograficamente nella versione stampata è
tutt'altra faccenda. Tuttavia quando si usa un word processor
ciò che vedi è tutto ciò che ottieni;2
si è forzati a decidere sul particolare aspetto tipografico
del titolo nel momento stesso in cui lo si scrive.
Supponiamo di decidere che si voglia i titoli in grassetto ed in corpo leggermente più grande del resto del testo, e chiediamoci come lo si otterrà. Ci sono molti modi per farlo ma per la maggioranza della gente il più ovvio ed intuitivo (nel contesto del WYSIWYG) è digitare il testo del titolo, evidenziarlo, cliccare sull'icona del grassetto, aprire il menù del corpo del carattere e sceglierne uno più grande; il titolo ora sarà in grassetto ed in corpo più grande.
Magnifico, ma nessuno ci dice che è un titolo. Non c'è niente nel documento che identifica questo piccolo pezzo di testo come un titolo di un capitolo. Si supponga che in seguito si decida che si preferisce il titolo in maiuscoletto o con la numerazione in numeri romani o centrato o quel che sia, si vorrebbe poter dire: «Ti prego fai questi cambiamenti in tutti i titoli dei capitoli» ma se si è applicata la formattazione come descritto si dovrà scartabellare l'intero documento e cambiare a mano ogni titolo.
Ora c'è un modo per specificare la struttura logica (per esempio) in Microsoft Word. Si può, se si è accorti, ottenere risultati come cambiare l'aspetto di tutti i titoli dei capitoli con un solo comando ma pochi utenti di Word sfruttano ciò uniformemente e non è una sorpresa: l'approccio WYSIWYG non incoraggia a trattare con la struttura logica. Si può facilmente (anche troppo facilmente) aggirare la struttura con comandi di formattazione a basso livello. D'altra parte quando si digita uno scritto usando un text editor la necessità di indicare una struttura balza subito all'occhio.
Va bene, forse è il momento di spiegare che cosa è un text editor ed in che cosa differisce da un word processor. Un moderno text editor appare simile ad un word processor. Ha la solita teoria di menù a tendina e pulsanti cliccabili per funzioni (come aprire e salvare file, cercare e sostituire, controllare l'ortografia e così via), però mancano le funzioni per la composizione tipografica; il testo appare sullo schermo molto chiaramente ma senza alcuna pretesa di rappresentare il risultato finale della copia stampata.
Quando si salva un documento esso verrà salvato nel formato testo semplice che di solito significa in codice ASCII (American Standard Character-Set for Information Interchange). Il codice ASCII è composto da centoventotto caratteri (talvolta si fa riferimento all'insieme di caratteri a sette bit dal momento che per la sua codifica sono necessari sette cifre binarie poiché due elevato alla settima potenza uguale a centoventotto). L' ASCII comprende le cifre da 0 a 9, le lettere dell'alfabeto latino in forma maiuscola e minuscola, i segni di interpunzione comuni e un certo numero di caratteri speciali. L' ASCII è il minimo comune denominatore della comunicazione scritta in forma digitale. Un messaggio ASCII è capito da ogni calcolatore elettronico al mondo; Se un tale messaggio viene inviato si è certi che il ricevente vedrà esattamente ciò che è stato scritto dal mittente.
Per contro quando viene salvato un file da un word processor il file conterrà diversi caratteri di controllo fuori dall'insieme ASCII che rappresentano la formattazione che è stata applicata (per esempio il grassetto o il corsivo) oltre che diverse specie di questioni interne al word processor e queste non sono compresi universalmente. Per capire il loro significato si ha bisogno di una copia del word processor con il quale il documento è stato creato (o di un appropriato filtro di conversione). Se si apre un file di un word processor con un text editor si vedrà (a fianco del testo o di parti di esso) un sacco di caratteri dall'aspetto bizzarro: è il codice di formattazione binario.
Poiché un text editor non inserisce nessun codice
binario di formattazione, se si vuole rappresentare caratteristiche
come il corsivo bisogna inserire un marcatore, come dire,
mandare una annotazione al programma compositore (usando solo
caratteri ASCII) dicendo di mettere in corsivo il seguente testo. Per
esempio con il compositore LATEX
(di cui nel seguito si daranno maggiori dettagli) si digiterà:
\emph{parole da stampare in corsivo}
. Praticamente se si
sta usando un text editor progettato per operare con LATEX
non c'è bisogno di digitare questo da soli; si digiterà
una qualche abbreviazione, si selezionerà una voce da menù
o si cliccherà una icona e la giusta nota verrà
inserita, il meccanismo di digitare un documento ASCII destinato a
LATEX non è
molto diverso da quello necessario per un word processor.
L'approccio di redigere uno scritto in ASCII semplice usando un text editor per poi comporlo con un programma separato ha parecchi vantaggi aggiuntivi.
Portabilità: come detto sopra, chiunque, sopra una qualunque piattaforma è in grado di leggere uno testo annotato, anche se non ha i mezzi per vedere o stampare la versione tipografica. Per contro con file prodotto con il word processor Susamiello 9.0 sarà assolutamente incomprensibile al destinatario che non dispone dello stessa versione del word processor di quella marca a meno che non sia tanto abile da separare il testo significativo dalla immondizia binaria. E questo vale anche per l'autore col passare degli anni; si possono avere problemi cercando di leggere un file Susamiello 8.0 usando Susamiello 9.0 o vice versa ma non si avrà mai nessuna difficoltà nel leggere i vecchi file ASCII.
Compattezza: un file ASCII rappresenta le vostre idee non un sacco di faccende del word processor. In particolare per file piccoli un file prodotto con un word processor può essere anche dieci volte più grande del suo equivalete ASCII con lo stesso contenuto di informazione.
Sicurezza: L'approccio «text editor più compositore tipografico» in pratica assicura che non si avranno mai problemi di alterazione dei dati (a meno che si abbia un guasto al disco rigido od un altro disastro di simile gravità). Il sorgente del testo sarà sempre lì, anche se il compositore tipografico ha un guasto di un qualunque tipo; chi usa regolarmente un word processor e non ha mai patito un problema di corruzione dei dati è molto fortunato!
(Approfondimenti: pagina web di Sam Steingold No Proprietary Binary Data Formats).
É giunto il momento di dover dare alcuni dettagli in più sul compositore tipografico della strategia che sto sostenendo. Ora non entrerò in dettagli tecnici ma cercherò di dire abbastanza per dare una qualche idea di cosa sto parlando.
Il programma compositore basilare che ho in mente si chiama TEX e fu scritto da Donald Knuth della Stanford University. TEX è disponibile gratis (tramite download da molti siti Internet) in formati appropriati per proprio tutte le piattaforme di calcolo. (Se si vuole si può anche comprare un CDROM con sistema completo di file TEX per un prezzo veramente esiguo.) Knuth ha cominciò a lavorare a TEX nel 1977; nel 1990 annunciò che non intendeva più sviluppare il programma non perché era venuto meno l'interesse ma piuttosto perché da quel momento il programma era praticamente perfetto; è esente da bachi, come può esserlo un programma di computer e svolgeva un lavoro superbo nel comporre proprio tutti i generi di materie, da un semplice scritto all'alta matematica.
Nel paragrafo precedente ho citato LATEX; se TEX è il motore tipografico LATEX è una voluminosa raccolta di macrodefinizioni (o semplicemente macro) inizialmente sviluppato da Leslie Lamport negli anni ottanta ed ora manutenuto da un gruppo internazionale di esperti. Queste macro rendono la vita molto più facile per gli utenti medi del sistema. LATEX è ancora in fase di sviluppo attivo, nuovi pacchetti e funzioni sono aggiunte sul sottostante compositore. Si stanno sviluppando anche diversi add-on per TEX come un sistema che permette di produrre un file PDF (il Portable Document Format della Adobe) direttamente dai sorgenti ASCII. (Si è detto «in fase di sviluppo» ma solo perché è continuamente migliorato; Il programma è già molto stabile e completo di tutti gli optional.)
Come detto in precedenza si indica la struttura e la formattazione volute del documento a LATEX mediante un sistema di annotazioni. Ci sono molti libri (e guide pensate per il WEB) che danno i dettagli su queste annotazioni e non si scenderà nei dettagli in questa sede. Le annotazioni comuni sono semplici e facili da ricordare ed oltre a questo i word editor progettati per LATEX(e ce ne sono parecchi) danno un utile aiuto.
Una caratteristica molto attraente di LATEX è l'abilita di cambiare l'aspetto tipografico del testo drasticamente e coerentemente con solo pochi comandi. L'aspetto generale è controllato da:
La classe del documento che si è scelta (per esempio report, letter, article, book)3
I pacchetti o file di stile che si decide di caricare.
Per esempio si può cambiare completamente la famiglia ed il corpo dei caratteri (uniformemente in tutto testo, i titoli, le note a piè di pagina e nel resto), cambiando solo uno o due parametri nel preambolo del sorgente ASCII. Similmente si può incolonnare tutto il testo in due colonne o ruotarlo da verticale ad orizzontale. Può essere possibile effettuare qualcosa del genere con un word processor ma di solito è molto meno comodo e molto più probabilmente ci si confonde e si introducono senza volerlo incoerenze nella formattazione.
Si può essere complessi quanto vi pare componendo con LATEX. Si può scegliere un approccio alla mano: specificare soltanto la classe del documento e lasciare il resto secondo le impostazioni di default delle macro. Di solito ciò produce buoni risultati la composizione tipografica risulterà di una qualità molto più alta rispetto ad ogni word processor. (Naturalmente cose come la numerazione dei capitoli, dei paragrafi e delle note a piè di pagina, i riferimenti e cose così sono tutte curate automaticamente.) Oppure si può adottare un approccio più interventista, caricare diversi pacchetti (od anche scriverne di vostri) per controllare i vari aspetti tipografici. Se questa è la vostra preferenza potete ottenere veramente un risultato bello e personalizzato.
Ed ora una piccola spiegazione di come tutto questo funziona. Avendo una installazione TEX ben impostata si procede come segue: si batte il testo direttamente in un text editor predisposto per TEX. Si possono digitare le annotazioni volute direttamente o lasciarle inserire al text editor tramite un sistema di menù o di bottoni. Quando si arriva ad un punto in cui si vorrebbe dare uno sguardo alla versione tipografica si sceglie da un menù o si clicca un bottone nell'editor per invocare il compositore tipografico. Un'altra voce del menù o bottone apre il visualizzatore delle anteprime nel quale si vede il testo così come appare sulla stampante ed in genere questo è il vero WYSIWYG; il visualizzatore mostra una rappresentazione estremamente fedele del risultato della stampante. Si può ingrandire e rimpicciolire, girare la pagina e così via. Si può inviare l'output alla stampante con una altro menù o bottone o tornare all'editing.
In un momento successivo del seguito del procedimento si vorrà vedere l'anteprima del file aggiornato. Si clicca il bottone del compositore. questa volta non si deve avviare il visualizzatore; se si è lasciato girare in background mostrerà automaticamente la versione aggiornata. Quando si finisce la sessione di editing si può cancellare la versione tipografica del file per risparmiare spazio sul disco. Basta salvare solo la versione ASCII; la versione tipografica può essere ricreata facilmente tutte le volte che se ne ha bisogno.
I paragrafi precedenti erano maggiormente orientati verso la produzione di un output dalla stampante tipograficamente ben fatto. Altre considerazioni nascono quando si preparano documenti intesi alla trasmissione digitale (posta elettronica. pagine WEB e cosi via).
Discutiamo dapprima la posta elettronica. Tipicamente se una persona vuole mandare una lettera elettronica scriverà la lettera direttamente nel programma cliente di posta elettronica, sia esso un tradizionale cliente basato sul testo come PINE oppure un programma con interfaccia grafica come Netscape od Eudora. In questo caso il messaggio probabilmente sarà codificato in ASCII (od anche in HTML, hypertext mark-up language4 che è anch'esso composto principalmente da ASCII). Però cosa accade se si deve inviare un brano di testo più lungo che è stato preparato in precedenza separatamente dal programma cliente di posta elettronica?
In questo caso è sempre più comune attaccare il documento in un formato di un word processor; vediamo come funzione questa strategia alternativa in questo caso.
Si devono distinguere questi due casi: Il testo in questione è piuttosto breve e semplice (una nota, una lettera, un verbale di una riunione, una agenda, un orario per un visita) oppure è più complesso (un lavoro accademico -- probabilmente con un sacco di formule matematiche, -- un rapporto con illustrazioni, un libro manoscritto) L'approccio ASCII più compositore tipografico primeggia sopra le varie proposte alternative in questi due casi.
Con documenti semplici bisogna chiedersi: «Abbiamo bisogno realmente della composizione tipografica, delle informazioni sui caratteri e tutto il resto?» «Non è più efficiente e più vantaggioso per una comunicazione efficace ed economica inviare soltanto un testo ASCII semplice con la formattazione minimale che offre l'ASCII?» Questo risparmia sia la banda di trasmissione (si ricordi che i file di un word processor possono essere molto più grandi di un file ASCII contenente le stesse testuali parole) ed in più assicura che nessuno sarà tagliato fuori dal lavoro di comunicazione perché non può fa girare Susamiello 9.0. Si può attaccare un file ASCII generato in un text editor nello stesso modo con cui si attacca un file di un word processor o più semplicemente incollarlo nel corpo della lettera elettronica (poiché non è altro che un testo semplice). E dal momento che un sorgente TEX non è nient'altro che ASCII (e se si tratta di di un documento semplice non avrà troppe annotazioni e queste saranno di quelle facili ed autoesplicative) questo può essere trattato nella stessa maniera.
Documenti più lunghi e complessi possono benissimo essere più facili da leggere in forma tipografica; le formule matematiche possono essere difficili da convertire in ASCII e naturalmente diagrammi complessi e figure sono del tutto da escludere. Ed allora cosa dire di TEX in tale contesto? Ho argomentato che un word processor può essere problematico perché il destinatario può non avere Susamiello 9.0 come il mittente, ma questo non vale in entrambi i casi? Anche se uno si è infiammato tanto per TEX da decidere di provarlo, quanti suoi corrispondenti hanno installato TEX? Queste sono domande ragionevoli ma si può controbattere. Se si vuole che il mittente sia in grado di vedere la versione stampata di un file anche se non ha installato TEX si hanno queste possibilità:
Convertire il file sorgente TEX in HTML. Ci sono buoni programmi di conversione per questo fine. (In effetti HTML e TEX hanno una forte impronta di famiglia, entrambi coinvolgono il concetto di mark-up logico e così la conversione tra essi può essere effettuata con un elevato grado di fedeltà.)5 In seguito il destinatario potrà leggere il messaggio con un browser.
Il destinatario ha accesso ad una stampante PostScript? In un ambiente accademico o di lavoro è abbastanza verosimile. In questo caso si può inviare una versione nel formato PostScript che può semplicemente essere inviato alla stampante. Oppure il destinatario può vederlo sullo schermo se è installato il programma ghostview (liberamente e gratuitamente scaricabile da Internet).
Il destinatario ha installato Acrobat Reader della Adobe per leggere i PDF? (Di nuovo, è scaricabile gratuitamente.) In tal caso si può inviare una versione PDF del documento stampato.
Discutendo i metodi per trasmettere uno scritto via posta elettronica si è già toccato l'argomento di redigere uno scritto per una pagina WEB. Si ha la scelta di scrivere codice HTML direttamente ma se non si vuole fare ciò si può scrivere codice HTML indirettamente usando un appropriato editor GUI, Netscape Communicator per esempio. Certo si può produrre codice HTML usando MS Word (incidentalmente: un HTML orribile pieno di tag estranei che lo rendono scomodo da modificare usando qualsiasi altra applicazione). Se si sceglie TEX è facile convertire i documenti in un HTML pulito e conforme agli standard.
Ho cercato di fare una forte propaganda in favore della accoppiata «ASCII più compositore tipografico» in alternativa ai word processor, comunque devo ammettere che ci sono alcuni tipi di pubblicazioni per i quali un sistema WYSIWYG è proprio lo strumento naturale. Sto pensando a quelle piccole pubblicazioni molto specializzate contenti una gran quantità di cose grafiche rispetto al testo scritto: volantini, poster, biglietti di invito e simili. Si potrebbero anche fare queste cose con TEX ma non sarebbe molto efficiente; le classi standard di LATEX (report, article, et cetera ...) sarebbero di ben poco aiuto. Ancora, mentre LATEX è molto abile nel manipolare automaticamente l'insieme dei caratteri che verosimilmente si trovano in uno scritto formale, LATEX non è progettato per gestire la serie dei molteplici e variegati caratteri fantasia che si possono volere in un elaborato informale. La struttura logica non è proprio in discussione, si è interessati all'apparenza nuda e cruda. Si vuole sapere, per esempio: «se si fissa a 36 punti il corpo di questa linea l'ultima linea verrà messa sulla prossima pagina, cosa che non voglio?» Allora il WYSIWYG fa per voi.
Se il vostro lavoro è di questo tipo probabilmente avrete smesso di leggere questo scritto già da tempo. Se il vostro lavoro di scrittura è produrre dei documenti formali questa limitazione non è affatto significativa.
Forse non vi è sfuggito che io sono un poco infervorato sull'argomento; Si, lo sono. Il punto è che non si tratta solo di una questione accademica sui modi alternativi di stendere uno scritto, É un giudizio dove il maggior produttore di software fa valere solamente la potenza e le risorse economiche. Ad essere sinceri stiamo prendendo in considerazione una situazione nella quale per gran parte del mondo MS Word è in ballottaggio per diventare lo standard per la scrittura di documenti usando il computer, ma Word è uno standard che ha pochi altri meriti oltre ad aspirare ad essere uno standard.
É un poco come col QWERTY; Conoscete la storia sul perché la disposizione standard dei tasti sulle macchine da scrivere americane (e per estensione sulle tastiere dei computer) ha QWERTYUIOP lungo la riga superiore? Questa non era la disposizione originaria dei tasti sulle macchine da scrivere, fu progettata per uno scopo, precisamente rallentare il dattilografo. Il problema era che le abilità dei primi dattilografi superarono molto velocemente le capacità delle prime macchine da scrivere; un dattilografo veloce poteva far accavallare i martelletti tra loro battendo più velocemente di quanto essi tornassero a riposo dopo aver percosso il nastro. La disposizione QWERTY non permette ai dattilografi di essere tanto veloci. Chiaramente questa è una disposizione folle per i tasti di una tastiera elettronica ma è troppo tardi per cambiare; QWERTY è uno standard e tutti i tentativi di riorganizzare le tastiere sono falliti davanti a questa realtà.
Similmente sostengo che MS Word non ha alcun diritto di essere uno standard per la scrittura di documenti dal momento che è meno efficiente (per la maggioranza dei lavori) di soluzioni alternative disponibili senza difficoltà. Io spero che in questo caso non sia troppo tardi, che ci sia ancora la possibilità di dire NO a Word. Attualmente in questo senso Word è peggiore di QWERTY; non è uno standard ma piuttosto un arrampicatore sociale. Lo standard Microsoft per la rappresentazione binaria della formattazione dei documenti è qualcosa che è mutevole secondo i desideri della Microsoft Corporation. Il quasi monopolio di MS Word si appoggia sul quasi monopolio di Microsoft Windows (un argomento che non tratterò in questa sede).
Carissimo, Word N.0 non legge il documento del tuo collega appena ricevuto preparato con Word N+1.0? benissimo, faresti meglio ad aggiornarti, non trovi? Anche se in N+1.0 non ci sono caratteristiche che non siano già presenti in N.0 di una qualche reale utilità per te.6
Se mi avete letto così a lungo potreste essere interessati ad avere maggiori dettagli su i buoni text editor e sul sistema di composizione tipografica TEX e simili. Il posto migliore per iniziare ad informarsi su TEX e compagni è forse la homepage del TUG (TUG TEX Users Group è il gruppo utenti TEX) dove si indicano tutti i link di cui si potrebbe avere bisogno. Il principale è il sito (CTAN ) Comprehensive TeX Archive Network7 dal quale si può scaricare un sistema TEX completo per quasi tutte le piattaforme di calcolo. Tali sistemi comprendono lo stesso programma compositore, una ampia raccolta di macro, un visore e programmi per generare i file stampabili.
I pacchetti TEX (anch'essi gratuiti) di solito non includono un text editor di cui comunque si ha bisogno (a meno che non se ne abbia già uno). Ci sono molte alternative ma personalmente il mio preferito per lavorare con file per TEX è Emacs, insieme al pacchetto AUCTEX. Quest'ultimo rende Emacs molto TEX-frendly: evidenzia la sintassi di TEX in modo da vedere gli errori nei marcatori a vista ed inoltre fornisce una ampia gamma di comandi di TEX in appositi menù.
Se vi interessa qui c'è una istantanea dello schermo durante una sessione di lavoro con TEX usando Emacs (JPEG, 145345 bytes).
L'autorePagina personale di Allin Cottrell, autore di questo articolo. Allin Cottrell è nato e cresciuto in Scozia. Ha conseguito il BA in politica economia e filosofia all'università di Oxford (Merton College) e la PhD all'università di Edimburgo. Si è trasferito negli USA nel 1983 ed ha insegnato all'UNC-Chapel Hill e all'Elon College prima di approdare alla Wake Forest nel 1989. Insegna principalmente macroeconomia ed econometria. Le sue ricerche comprendono la storia del pensiero economico (particolarmente Marx e Keynes), argomenti di macroeconomia e teoria della pianificazione economica ma anche, un po' fuori tema, di filosofia della mente. Ha pubblicato numerosi articoli e due libri, «Social Classes in Marxist Theory» (1984) e «Towards a New Socialism» (1993). Al di fuori dell'accademia è appassionato di chitarra (blues e musica per archi) ed è un nerd del computer. Il traduttore: Sabatino Palladino, folgorato da una visione di St. Ignucius mentre ultimava gli studi da ingegnere a Napoli è immediatamente diventato un fanatico GNUslamico dedicandosi alla conversione dei miscredenti. Attualmente, cercando di conseguire le certificazioni della Cisco, continua a studiare approfondendo le proprie conoscenze sul buddhismo zen, la programmazione di rete, la lingua giapponese, il tao ed il più grande mistero dell'universo: le donne. |
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