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Agorà
Negli ultimi mesi hanno preso forma una serie di iniziative politiche volte a sostenere l'uso del software libero nella pubblica amministrazione e nel sostenere l'accessibilità all'informazione amministrativa secondo l'uso di standard che non obblighino il cittadino a diventare consumatore forzato di alcune (una?) software house.
I comuni di Firenze, Milano, Lodi, Pescara hanno presentato e/o
approvato ordini del giorno e mozioni sull'uso di software libero
portando nelle sedi della politica temi spesso latenti.
A livello nazionale il Sen.Cortiana (Verdi) ha presentato la proposta di legge
"Norme in materia di pluralismo informatico, sulla adozione e la diffusione
del software libero e sulla portabilità dei documenti informatici nella
Pubblica Amministrazione" (vedere numero di Aprile del PJ - http://www.pluto.linux.it/journal/0204/sl_pa.html#law)
e AsSoLi ha lanciato una raccolta di firme a sostegno di tale proposta (http://www.softwarelibero.it/news/news020417_01.shtml).
***
Il lavoro svolto dal consigliere comunale Alessio Papini (Verdi) al comune di Firenze con la Mozione "Introduzione e espansione di Software Libero nella Pubblica Amministrazione" ha influenzato i testi presentati nelle altre amministrazioni imponendo alcuni temi chiave:
Tutti questi temi sono poi stati ripresi nelle mozioni successive,
li ritroviamo sia a Lodi che a Pescara.
In particolare la mozione approvata dal comune di Lodi "Per
l'introduzione ed espansione di Software Libero nella Pubblica
Amministrazione" ha formalizzato l'ipotesi di sostenere
direttamente le organizzazioni che promuovono il Software Libero.
Idea poi ripresa dalla mozione della Provincia di Pescara e
concretizzata con l'ipotesi di contributi economici a favore delle
organizzazioni e associazioni nazionali e locali: Italian Linux
Society, AsSoLi, Associazione per lo sviluppo della cultura
informatica Amici di Linux. Al termine della mozione viene inoltre
introdotta la figura di un referente provinciale a sostegno del
progetto (anche se le funzioni non ne sono definite).
***
La reazione della comunità italiana
del software libero è stata assai eterogenea. Escludendo i
comprensibili e condivisibili giudizi positivi, da un lato l'interesse
a tali iniziative sembra che non abbia suscitato gli entusiasmi
sperati e questo può essere dovuto al generale problema dei
rappresentanti della politica nell'interfacciarsi con la fonte della
propria autorità (del resto tutto ciò che è
affiancato dall'aggettivo politico ha assunto un connotato
dispregiativo), dall'altro ci sono state anche reazioni negative alla
pubblicazione di notizie inerenti l'ingresso del Software Libero tra
le pagine della Politica Interna, alcuni (pochi) hanno letto una sorta
di negativa complicità tra il mondo OpenSource e la politica,
quasi a voler difendere una sorta di inerme purità
intellettuale che non vuole confrontarsi con il mondo politico e la
mediazione (cuore della pratica politica).
E non sono mancate neanche le ricorsive discussioni sulla presunta
collocazione politica di Linux: è di sinistra o è di
destra?
I commenti comparsi su Punto Informatico e su Linux Valley
sono solo un piccolo esempio di queste reazioni (e anticipo qualche
critica ricordando che non si può sfuggire a quest'ultima
affermazione semplicemente giudicando la qualità più o
meno comprovata di queste due riviste elettroniche).
***
Nell'ultimo numero di Linux&C, così scrive Andrea Monti, avvocato presidente dell'ALCEI:
Bisogna ripensare l'OpenSource?
Linux&C - Anno 4 Numero 24
[...], premesso che immagino un mercato in cui software libero e non, possano
convivere, mi pare evidente che l'attuale squilibrio, derivante pure da lobbismo
e intrecci di passioni, possa essere ridotto con un serio intervento pubblico
che favorisca l'utilizzo dell'OpenSource nella pubblica amministrazione. Ma,
non è certo la proposta di legge avanzata dai Verdi - "razzista"
al contrario e discriminante della concorrenza - a rappresentare la soluzione.
[...] Ma dei contenuti di una cosmetica proposta di legge (fortunatamente),
destinata a non procedere oltre, che mira a sostituire un monopolio con una
chiesa, parleremo nel prossimo numero.
È legittima la preoccupazione di Monti di fronte ad una
proposta di Legge che rischia di ledere i principi del libero
scambio?
A meno che la scelta non sia quella sollevata da alcuni nel mettere
sulla bilancia l'etica calvinista del capitalismo da una parte e
l'etica hacker dall'altra, le sollecitazioni di Monti non sono da
sottovalutare.
Dobbiamo considerare che i nostri ragionamenti sono collocati in
un regime di monopolio e questo potrebbe drogare notevolmente le
nostre reazioni e le nostre opinioni.
È Libero lo Stato che è obbligato all'uso di Software
Libero?
In quali forme lo Stato può garantire contemporaneamente una
corretta concorrenza tra i soggetti del mercato ed i diritti del
cittadino?
Quali sarebbero i costi nella formazione del personale,
nella conversione delle infrastrutture tecnologiche, all'interno della
PA?
Quali sarebbero gli effetti sul mercato del lavoro?
Di fronte alla necessità di rompere le forzature dei Monopoli la domanda
fondamentale rimane la seguente: "nella tutela delle leggi della concorrenza
può lo Stato obbligarsi e/o obbligare all'uso di Software Libero?"
Vero è che i testi presentati non parlano esplicitamente dell'uso di Software Open Source ma di Software Libero, ma anche questa distinzione potrebbe dare molto fastidio a quelle società che distribuiscono software proprietario e non si sentirebbero tutelati nel distribuire il sorgente delle proprie applicazioni alla Pubblica Amministrazione.
L'intervento di Monti ha scatenato non poche reazioni e si sprecano i threads all'interno delle mailing list italiane (basta citare il caso della mailing list del Lug di Roma oltre a Discussioni di AsSoLi).
***
Ma riceviamo una risposta a molti dei dubbi sollevati precedentemente, una risposta inaspettata, da una fonte oltre l'oceano Atlantico, una lettera di risposta alle critiche dell'Amministratore della Microsoft per il Perù ad un progetto di legge sull'uso di software libero nella PA presentata dal parlamentare Villanueva, ed è lo stesso Villanueva che analizza le critiche rivolte al progetto riportando in modo dettagliato le motivazioni e lo spirito che lo hanno condotto a sostenere il Software Libero nella PA. Riportiamo solo la parte iniziale (per una lettura completa http://www.softwarelibero.it/news/news020513_01.shtml )
Lima, 08 aprile 2002.
Signor JUAN ALBERTO GONZÁLEZ
Direttore Generale di Microsoft Perú
Gentile Signore.
Anzitutto la ringrazio per la sua lettera del 25 marzo in cui manifesta la posizione ufficiale di Microsoft rispetto al *Progetto di Legge Nº 1609, Software Libero nella Amministrazione Pubblica*, che senza dubbio è ispirata dal desiderio che il Perú possa situarsi adeguatamente nel contesto tecnologico globale. Animato dallo stesso spirito, e convinto che attraverso uno scambio di idee chiaro ed aperto possiamo trovare le migliori soluzioni, mi permetto di rispondere tramite la presente ai commenti inclusi nella vostra lettera.
Pur riconoscendo che opinioni come le vostre costituiscono un contributo significativo, mi sarebbe risultato molto più utile se invece di formulare obiezioni di carattere generale (che analizzeremo in dettaglio) aveste raccolto argomenti solidi sui vantaggi che il software proprietario può portare allo stato peruviano e ai suoi cittadini in generale, perché questo avrebbe consentito uno scambio più chiarificante delle nostre rispettive posizioni.
Allo scopo di mantenere ordinato il dibattito, assumeremo che quello che voi chiamate "open source software" sia quello che il progetto di legge definisce come "software libero", dato che esiste software il cui codice sorgente è distribuito insieme al programma, ma che non risponde alla definizione stabilita nel progetto; e che quello che chiamate "software commerciale" sia quello che il progetto definisce come "proprietario" o "non libero", questo perché esiste software libero che è venduto sul mercato ad un suo costo, come ogni altra merce o servizio.
è inoltre necessario mettere in chiaro che lo scopo del progetto di legge al quale ci riferiamo non è direttamente connesso al risparmio immediato che può essere realizzato con l'impiego del software libero nelle istituzioni statali. Questo è in ogni caso un valore aggregato marginale, ed in nessun modo l'obiettivo principale del progetto. I principi fondamentali che animano il progetto si ispirano alle garanzie base di uno stato democratico come:
* Libero accesso del cittadino alla pubblica informazione.
* Permanenza dei dati pubblici.
* Sicurezza dello Stato e dei cittadini.
Per garantire il libero accesso dei cittadino alla informazione pubblica risulta indispensabile che la codifica dei dati non sia legata ad un unico fornitore. L'uso di formati standard e aperti permette di garantire questo libero accesso, se necessario attraverso la creazione di software libero compatibile.
Per garantire la permanenza dei dati pubblici è indispensabile che la utilizzazione ed il mantenimento del software non dipendano dalla buona volontà del fornitore o dalle condizioni di monopolio da esso imposte.
Per questo motivo lo stato necessita di sistema la cui evoluzione possa essere garantita grazie alla disponibilità del codice sorgente. Per garantire la sicurezza dello Stato o la sicurezza nazionale, risulta indispensabile poter fare affidamento su sistemi privi di elementi che permettono il controllo a distanza o la trasmissione indesiderata di informazioni a terze parti. Pertanto si richiedono sistemi il cui codice sorgente sia liberamente accessibile al pubblico per consentirne l'esame allo Stato, ai cittadini e a un gran numero di esperti indipendenti in tutto il mondo. La nostra proposta porta maggiore sicurezza, perché la conoscenza del codice sorgente eliminerà il crescente numero di programmi con *codice spia*.
Allo stesso modo, la nostra proposta rafforza la sicurezza dei cittadini, tanto come legittimi titolari dell'informazione gestita dallo stato, quanto come consumatori. In quest'ultimo caso permettendo la crescita di una estesa offerta di software libero sprovvisto di potenziali *codici spia* suscettibile di mettere a rischio la vita privata e le libertà individuali.
In questo senso il progetto di legge si limita a stabilire le condizioni sotto le quali gli organismi statali acquisiranno il software in futuro, vale a dire in un modo compatibile con la garanzia di questi principi fondamentali.
Dalla lettura del progetto risulterà chiaro che una volta approvata:
* la legge non proibisce la produzione di software proprietario
* la legge non proibisce il commercio di software proprietario
* la legge non specifica quale software concreto usare
* la legge non specifica da quale fornitore si compra il software
* la legge non limita i termini in cui un prodotto software può essere licenziato
Quello che il progetto di legge esprime chiaramente è che il software, per essere accettabile dallo stato, non è sufficiente che sia tecnicamente in grado di eseguire un lavoro, ma che inoltre le condizioni contrattuali debbano soddisfare una serie di requisiti in materia di licenza, senza i quali lo stato non può garantire al cittadino una adeguata trattazione dei suoi dati, salvaguardando la loro integrità, confidenzialità e accessibilità nel lungo periodo, perché questi sono gli aspetti più critici del suo normale funzionamento.
Siamo concordi, Signor González, che le tecnologia dell'informazione e della comunicazione hanno un impatto significativo sulla vita dei cittadini (che sia positivo o negativo). Saremo sicuramente altrettanto concordi che i valori basilari che ho sottolineato prima sono fondamentali per una nazione democratica come il Perù. Per questo saremmo molto interessati a conoscere qualunque modalità alternativa di garantire questi principi, che non sia il ricorrere all'impiego di software libero nei termini definiti dal progetto di legge.
***
Un'ultima nota.
Ritenendo che uno dei difetti maggiori della politica rimane spesso la generalizzazione e l'enfatizzazione (alcuni la definiscono retorica), mi sento di poter sottolineare che chi ha a cuore la diffusione del SL nella PA ha anche il compito di contribuire con le proprie forze nel far crescere sia la competenza politica intorno a tali temi sia la competenza di quei normali utenti/produttori di software libero che come il sottoscritto possono incorrere in molti errori di incomprensione lessicale, tecnica e legislativa (diciamo che non mi piacerebbe popolare ulteriormente la saga del "peggior articolo" sul Software Libero, ci mancherebbe solo questo...). E l'intervento di Villanueva ci dimostra come sia possibile procedere in una dialettica costruttiva che speriamo ci conduca verso i risultati sperati, dimostrandoci inoltre che una classe politica sensibile e competente sui temi dell'Informazione e dei suoi strumenti non è una fantasia da smanettoni.
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Link di riferimento:
L'autoreFrancesco Ori [detto orif]: nato a Modena nel 1976, è iscritto alla facoltà di lettere e filosofia di Bologna e lavora come sviluppatore pl/sql e amministratore Oracle presso una società di localizzazione. Tenta disperatamente di laurearsi in filosofia conciliando lo studio, il lavoro e l'attività nella sezione Modenese dell'ErLUG. |
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